In uno scenario nel quale
la continua evoluzione tecnologica influenza ogni azione del vivere quotidiano,
l’impegno della Polizia Postale e delle Comunicazioni nell’anno 2018 è stato
costantemente indirizzato alla prevenzione e al contrasto della criminalità
informatica in generale, con particolare riferimento ai reati di precipua
competenza di questa Specialità.
Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia
Online (C.N.C.P.O)
Nell’ambito del contrasto
alla pedopornografia online sono
stati eseguiti 43 arresti e denunciate 532 persone;
tra le operazioni più significative, coordinate dal Centro Nazionale del
Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, si segnala l’operazione
“Ontario” che ha consentito l’esecuzione di 22 perquisizioni, 4
persone tratte in arresto e 18
persone denunciate in stato di libertà; nell’ambito dell’operazione “Safe
Friend” sono state eseguite 15 perquisizioni
che hanno consentito di arrestare 2
persone e denunciarne 13.
Le indagini svolte anche in
modalità sotto copertura nell’Operazione “Good Fellas” hanno consentito di
eseguire 14 perquisizioni, portando
all’arresto di 4 persone, nonché di denunciare in stato di libertà altri 10 indagati. L’Operazione denominata “Showcase” si è conclusa con l’esecuzione
di 15 perquisizioni, la denuncia di 14 persone e l’arresto di un altro
indagato.
Dalle complesse attività di
prevenzione, è scaturita una assidua attività di monitoraggio della rete che ha
riguardato 33086 siti internet, di
cui 2182 inseriti in black list.
Le indagini relative al
fenomeno dell’adescamento di minori online hanno portato all’arresto di 3 persone e alla denuncia di 136 indagati.
Fondamentale importanza assume
la collaborazione con organismi internazionali dalla quale prendono avvio
importanti attività investigative tra le quali alcune iniziate negli ultimi
mesi con approfondimenti tuttora in corso.
Il
Centro rivolge massima attenzione al contrasto di fenomeni emergenti che
scaturiscono dalla fragilità psico-emotiva dei minori tra i quali emergono
episodi di istigazione all’autolesionismo e al suicidio, strutturati anche in
modalità di sfida o di gioco. In particolare, dal 2017, il Centro ha avviato
un’attività di monitoraggio della rete finalizzata a contrastare il fenomeno
noto come “Blue Whale”, attività rivolta a individuare le vittime e i
“curatori” e che ha fatto registrare circa 700
segnalazioni, delle quali 270
confluite in comunicazioni di notizie di reato alle Procure. Nell’ambito dei reati contro la persona perpetrati sul web, il ricatto on line è un fenomeno in
continua crescita con 940 casi trattati dall’inizio dell’anno, atteso che il
dato emerso è parziale e fortemente ridotto rispetto alla reale entità del
fenomeno. Sono 20 le persone denunciate e 2 le persone arrestate in Italia nel
2018. Anche grazie a una complessa attività condotta in ambito internazionale
in collaborazione con la Gendarmerie Royale del Marocco, tramite gli organi di
coordinamento istituzionali, sono stati arrestati 23 cittadini marocchini
destinatari delle transazioni finanziarie provento di estorsioni a sfondo
sessuale. Dal mese di gennaio ad oggi, sono state denunciate 955 persone e 8
persone sono state tratte in arresto, per aver commesso estorsioni a sfondo
sessuale, stalking, molestie sui social network, minacce e trattamento illecito
di dati personali. Tra i reati contro la persona, in costante aumento sono le diffamazioni on line, soprattutto ai
danni di persone che ricoprono incarichi istituzionali o che sono note. In
questo ambito, nel 2018, sono state denunciate 685 persone. Si registra inoltre
una continua evoluzione nella tipologia dei reati commessi. L’ultima modalità
della violenza sulle donne è il fenomeno dei c.d. stupri virtuali: all’interno
di gruppi chiusi i partecipanti di sesso maschile condividono foto, ricercate
sui social o copiate da contatti whatsapp, di donne ignare, ritratte nella loro
vita quotidiana, dando poi sfogo a fantasie violente e comportamenti offensivi.
L’aumento del
numero degli adolescenti presenti sul web ha determinato una crescita
esponenziale del numero di minorenni vittime di reati contro la persona: dai
104 casi registrati nel 2016 si è passati a 177 nel 2017 e 202 casi trattati nel
2018, le vittime hanno tutte un’età compresa tra i 14 e i 17 anni.
Di rilievo è l’attività condotta dal Servizio
Polizia Postale e delle Comunicazioni nel contrasto ai reati d’incitamento
all’odio, svolgendo il prezioso ruolo di punto di contatto nazionale per il contrasto all’hate speech on line. Sono
oltre 5000 gli spazi virtuali
monitorati nel 2018 per condotte discriminatorie di genere, antisemite,
xenofobe e di estrema destra.
Le truffe on
line sono in continua crescita: nel 2018 la Specialità ha denunciato 3355 persone, ne ha arrestato 39, ha sequestrato 22.687 spazi virtuali, ha ricevuto e trattato circa 160.000 segnalazioni di truffe o
tentate truffe. Significativa l’attività svolta sulle cosiddette frodi delle
assicurazioni. Questa tipologia di truffa
viene commessa attraverso la commercializzazione di polizze assicurative
mediante la creazione di portali, in taluni casi con riproduzioni di pagine web
di compagnie note, sulle quali sono promosse polizze assicurative temporanee
false, esercitando in tal modo l’attività di intermediazione assicurativa in
difetto di iscrizione al registro degli intermediari assicurativi.
CNAIPIC
Di evidente incremento è l’attività di contrasto
alla minaccia cyber svolta dal Centro Nazionale Anticrimine per la Protezione
delle Infrastrutture Critiche (C.N.A.I.P.I.C.), attestata dal rilevante aumento
del numero di alert diramati alle infrastrutture critiche nazionali che,
rispetto al 2017, è quasi raddoppiato sino a raggiungere 55843 segnalazioni di sicurezza.
La tempestiva condivisione dei c.d. “indicatori di
compromissione” dei sistemi informatici con le più importanti infrastrutture
critiche ha consentito di rafforzare gli strumenti volti alla protezione della
sicurezza informatica, garantita anche dalla costate attività di monitoraggio
informativo in ambienti di interesse investigativo.
Inoltre in particolare la
Sala Operativa del Centro ha gestito:
- 442 attacchi informatici nei confronti di
servizi internet relativi a siti istituzionali e infrastrutture critiche
informatizzate di interesse nazionale;
- 97 richieste di cooperazione nell’ambito del circuito “High Tech Crime
Emergency”.
Tra le attività
investigative condotte, in tale ambito, si segnalano 68 indagini avviate
nel 2018 per un complessivo di 15 persone deferite in stato di
arresto ovvero in stato di libertà alle competenti AA.GG .
Tra le attività più
significative si segnala un’operazione, frutto di una proficua attività di
collaborazione internazionale intrapresa con la polizia olandese, che ha
ricevuto il supporto di Europol per il tramite dell’European Cyber Crime Centre
della Joint Cybercrime Action Taskforce. Il Centro, con l’ausilio della
Sezione Polizia Postale di Cosenza ed il supporto logistico della Stazione dei
Carabinieri di San Giorgio Albanese (CS) ha eseguito una perquisizione locale e
personale nei confronti di un ventottenne italiano residente nella provincia di
Cosenza resosi responsabile del reato di “intercettazione, impedimento o
interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche” (Art. 617
quater C.P.).
Nel corso della
perquisizione sono stati sequestrati computer e supporti informatici utilizzati
per portare a compimento l’attività illecita.
Nell’ottica di
un’efficace condivisione operativa, il Centro ha proseguito la stipula di
specifici protocolli a tutela delle infrastrutture critiche nazionali: al
riguardo, nel 2018 sono state sottoscritte 8 nuove convenzioni con le società
WindTre, Sky Italia, Fincantieri, MM S.p.A., Monte dei Paschi di Siena, Consip
S.p.A., Nexi S.p.A. e BT Italia, oltre al rinnovo delle convenzioni in essere
con Sogei, ATM, ENI, RAI, ENAV e TERNA.
Si rappresenta, altresì,
che analoghe forme di collaborazione sono state avviate dagli uffici
territoriali della Specialità con strutture sensibili di rilevanza territoriale,
sia pubbliche che private, al fine di garantire un sistema di sicurezza
informatica capillare e coordinato.
SEZIONE FINANCIAL CYBERCRIME
Con riferimento al financial
cybercrime, le sempre più evolute tecniche di hackeraggio, attraverso l’utilizzo di malware inoculati mediante tecniche di phishing, ampliano a
dismisura i soggetti attaccati, soprattutto nell’ambito dei rapporti
commerciali, anche per l’utilizzo di particolari tecniche di social engineering e di cyber profiling. Infatti lo scopo delle
organizzazioni criminali è quello di intromettersi nei rapporti commerciali tra
aziende, attraverso le informazioni acquisite, dirottando asset finanziari
verso conti correnti nella disponibilità dei malviventi. Il BEC (business
e-mail compromise) o CEO (Chief Exeutive Officer) fraud sono la moderna
applicazione della tecnica di attacco al sistema economico nazionale denominata
“man in the middle”.
Nonostante la difficoltà
operativa di bloccare e recuperare le somme frodate, soprattutto perché inviate
verso paesi extraeuropei (Cina, Taiwan, Hong Kong), grazie alla versatilità
della piattaforma OF2CEN (On line Fraud Cyber Centre and Expert Network)
per l’analisi e il contrasto avanzato delle frodi del settore, nell’anno 2018,
la Specialità a fronte di una movimentazione in frode denunciata di 38.400.000,00
€ ha potuto già recuperare e restituire circa 9 milioni mentre sono
in corso attività di cooperazione internazionale finalizzate al recupero delle
restanti somme. La piattaforma in questione frutto di specifiche convenzioni
intercorse mediante ABI con gran parte del mondo bancario, consente di
intervenire in tempo reale sulla segnalazione bloccando la somma prima che
venga polverizzata in vari rivoli di prestanome.
Nell’ambito della
Cooperazione Internazionale appare opportuno segnalare la recente operazione di
respiro internazionale denominata “Emma4”, coordinata dal Servizio Polizia
Postale con la collaborazione di 30 Paesi Europei e di Europol, volta a
identificare i c.d. “money mules”, riciclatori primi destinatari delle
somme provenienti da attacchi informatici e campagne di phishing, che offrono
la propria identità per l’apertura di conti correnti e/o carte di credito sui
quali vengono poi accreditate le somme illecitamente carpite.
L’operazione
ha consentito sul territorio
nazionale di identificare 101 money
mules di cui ben 50 tratti in arresto e 13 denunciati in stato di
libertà.
Le transazioni
fraudolente sono state 320, per un totale di circa 34 milioni di
euro, di cui 20 milioni di euro sono stati bloccati e/o recuperati
grazie alla piattaforma per la condivisione delle informazioni denominata
“OF2CEN”, realizzata appositamente al fine di prevenire e contrastare le
aggressioni al sistema economico finanziario.
Anche in ambito nazionale
il settore per il contrasto al Financial Cyber Crime ha prodotto notevoli
risultati operativi ed in particolare nel marzo dell’anno in riferimento è
stata condotta un’articolata operazione di Polizia giudiziaria denominata
“Bruno” condotta dalla Specialità in collaborazione con le Autorità rumene, che
ha consentito di denunciare complessivamente 133 soggetti, 14 sottoposti
a ordinanza di custodia cautelare 3 dei quali in territorio rumeno, per
associazione a delinquere transnazionale dedita ad attacchi e frodi
informatiche su larga scala e riciclaggio. Da questa operazione per la prima
volta sono emersi elementi dell’interessamento da parte della criminalità
organizzata di tipo mafioso verso il settore del Financial Cyber Crime.
Nel luglio si è conclusa
l’Operazione denominata “Sim
Swap” che prende il nome dalla particolare tecnica utilizzata dai malviventi,
che rappresenta una modalità innovativa di attacco ai sistemi di home banking,
che prevede la sostituzione, attraverso dealers compiacenti, delle sim
telefoniche attraverso le quali giungono ai titolari dei conti attaccati le OTP
(one time password) per effettuare le disposizioni di trasferimento di denaro.
L’operazione si è conclusa con l’esecuzione di 14 ordinanze di custodia cautelare.
Nel novembre si è conclusa l’Operazione denominata “Travellers”
nella quale la Specialità ha eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare, verso
un gruppo criminale definito dall’AG. “itinerante” in quanto operante
indistintamente su tutto il territorio nazionale. L’associazione disponeva di un proprio “apparato tecnico-finanziario” che
si occupava di dotare gli associati di conti correnti (intestati a società
inesistenti o appositamente create), apparati POS portatili (anche operativi su
circuiti internazionali) abilitati a transazioni con carte di credito e carte
prepagate con funzioni on-line, attraverso
i quali riciclare i proventi delittuosi.
SEZIONE CYBER TERRORISMO
La recente direttiva del Sig. Ministro dell’Interno
sui comparti di specialità ha confermato in capo alla Polizia Postale e delle
Comunicazioni, sia a livello centrale che territoriale, le competenze in
materia di contrasto al fenomeno del terrorismo di matrice jihadista in rete,
con particolare riferimento al monitoraggio del web, quale principale strumento di strategia mediatica del Daesh, già espletato da personale della
Polizia Postale e delle Comunicazioni, affiancato da un qualificato, supporto
di mediazione linguistica e culturale.
Tale rinnovato, rafforzato, impegno della Polizia
Postale e delle Comunicazioni in tale ambito ha reso necessario implementare le
attività in argomento, ampliando il coinvolgimento di un maggior numero di
Compartimenti nel summenzionato monitoraggio, nonché un potenziamento del
numero dei mediatori linguistici e culturali, il cui prezioso apporto, per la
peculiarità della materia e dei relativi contenuti multimediali presenti nella
rete, risulta assolutamente indispensabile.
Nell’ambito della prevenzione e contrasto al
terrorismo internazionale di matrice jihadista e, in particolare, ai fenomeni
di radicalizzazione, la Polizia Postale e delle Comunicazioni ha svolto
attività sia di iniziativa, che su specifica segnalazione, al fine di
individuare i contenuti di eventuale rilevanza penale all’interno degli spazi e
servizi di comunicazione on line, siti o spazi web, weblog, forum, portali di
social network e i cosiddetti “gruppi chiusi”, anche a seguito di informazioni
pervenute dai cittadini tramite il Commissariato di P.S. Online.
L’attività, funzionale a
contrastare il proselitismo e prevenire fenomeni di radicalizzazione, ha
portato a monitorare circa 36.000 spazi web e alla rimozione di diversi
contenuti (250).
Nel corso di tale attività di monitoraggio, si è
inoltre riscontrato un effettivo incremento dell’azione da parte dei maggiori
fornitori di servizi Internet (Facebook,
Google, Twitter, etc.) volta alla rimozione di contenuti illeciti presenti
sulle proprie piattaforme, grazie anche alla richiesta di maggiore
collaborazione elaborata in numerose sedi istituzionali nell’ambito di progetti
internazionali (es. EU Internet Forum),
ai quali ha preso parte la Specialità.
A seguito di tale strategia, si è rilevato un
repentino passaggio dei fenomeni di diffusione e divulgazione dei contenuti
riconducibili al radicalismo islamico su piattaforme di comunicazione social ritenute più sicure (Telegram, WhatsApp), in quanto
garantiscono maggiore riservatezza. Inoltre, fornendo ai propri utenti un grado
di anonimato più elevato, come da policies
aziendali, di fatto finiscono per attrarre la quasi totalità delle attività di
diffusione di contenuti illeciti, o comunque di propaganda, poste in essere da
soggetti contigui ad ambienti filo-jihadisti e agli stessi membri delle
organizzazioni terroristiche.
Nell’ultimo anno, in concomitanza con le recenti
perdite territoriali da parte del c.d. Stato Islamico, si è riscontrato un
significativo decremento dell’attività mediatica del Daesh, in particolare per
quanto concerne la diffusione di nuovi contenuti di proselitismo nel web, sia
in termini quantitativi, che qualitativi. Infatti, si è notato che i pochi
filmati e le info-grafiche emanati hanno standard qualitativi palesemente
inferiori a quelli precedenti, segno, verosimilmente, che il Califfato è in
fase di riorganizzazione/trasformazione e sta ristrutturando il suo network
interno e ridelineando la propria strategia. In particolare, si sta passando da
forme di comunicazione di massa, ben strutturate, alla diffusione di materiale
autoprodotto attraverso l’utilizzo di mezzi più semplici, quali smartphones, ma
che comunque trovano diffusione attraverso canali sommersi e forme di
comunicazione compartimentate.
L’attività preventiva e informativa della Polizia
Postale e delle Comunicazioni ha visto, inoltre, momenti di collaborazione con
la Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e le locali Digos, anche per
la collaborazione specialistica in caso di necessari approfondimenti tecnici in
relazione a posizioni emergenti o monitorate sul territorio nazionale.
Infatti, la Polizia Postale e delle Comunicazioni
concorre con altri organi di Polizia e di intelligence
alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di proselitismo on line e di
radicalizzazione, sia a livello nazionale che internazionale, posti in essere
attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e di comunicazione telematica.
La sinergia tra i diversi comparti in tale ambito è divenuta sempre più
incisiva, sia nell’ambito del raccordo info-investigativo che di quello
tecnico-operativo.
Per quanto concerne, invece, l’attività di
contrasto, la Polizia Postale e delle Comunicazioni si avvale di profili sotto
copertura creati ad hoc e gestiti
dagli operatori, con l’affiancamento dei mediatori linguistici e culturali.
L’utilizzo di uno di tali account fittizi, nel tempo fatto “maturare” dagli
investigatori nel corso delle diverse, quotidiane, attività di monitoraggio
informativo e, dunque, accreditato all'interno dei canali e gruppi frequentati
dagli internauti sostenitori dello Stato Islamico, ha permesso di condurre
diverse, complesse, attività tecnico-investigative.
A titolo esemplificativo, si evidenziano, in
particolare, due significativi risultati investigativi.
Il primo risultato investigativo (Operazione
ANSAR) ha portato all’individuazione di un minore italiano, di seconda generazione, di origine algerina, il
quale, attraverso la rete, svolgeva un’intensa campagna di proselitismo di matrice jihadista su Telegram, istigando altri
utenti a commettere delitti di terrorismo, fatti aggravati in quanto le azioni
venivano compiute attraverso strumenti informatici e telematici. All’interno
del canale Telegram, frequentato da circa 200 utenti e considerato tra i
principali veicoli della narrativa dell’IS, venivano pubblicati messaggi
testuali, immagini, video, infografiche e audio di propaganda del Daesh,
tradotti in lingua italiana e rivolti in particolare ai c.d. “lupi solitari”
presenti sul territorio nazionale.
Considerata l’impossibilità di acquisire elementi
investigativi utili all’identificazione dell’amministratore del canale
attraverso vie ufficiali dirette, il Servizio Polizia Postale ha attivato una
mirata attività tecnico-investigativa che ha permesso di orientare le indagini
finalizzate a individuarne l’amministratore, la cui identificazione è risultata
complicata, in quanto il minore si è dimostrato particolarmente abile e competente
a livello informatico, poiché utilizzava tecniche di anonimizzazione evolute
(connessioni attraverso servizi di VPN e nodi TOR).
È stato possibile raggiungere il risultato sperato
soltanto a seguito di una difficile e articolata attività tecnica svolta da
personale del Servizio Polizia Postale anche attraverso l’utilizzo di software
sviluppati ad hoc e rivelatisi di particolare efficacia. Le successive attività
d’indagine, svolte attraverso l’attivazione di servizi di intercettazione delle
comunicazioni telematiche, telefoniche e ambientali, nonché riscontrate da
servizi di diretta osservazione, hanno consentito di acquisire concreti
elementi di prova a carico di un cittadino italiano minorenne di “seconda
generazione”, nato in Italia da genitori di origine algerina, che è stato
indagato per aver compiuto attività di proselitismo a favore dell’IS mediante
diffusione e traduzione di contenuti di propaganda on line. Nonostante la
giovane età, il minore risultava in possesso di elevate capacità tecnico-informatiche,
padronanza linguistica non comune e approfondita conoscenza dei principali
testi sacri dell’Islam, proponendosi quale punto di riferimento per tutti
coloro che intendevano contribuire attivamente alla causa jihadista.
L'attività investigativa ha consentito di
riscontrare e raccogliere elementi in ordine al percorso di autoradicalizzazione del minore,
intrapreso esclusivamente in rete e sfociato in una successiva diffusione on
line del proselitismo di matrice jihadista. Infatti, nella vita reale il
ragazzo non frequentava la moschea, né ambienti contigui all’estremismo
islamico. Anche il contesto familiare, sebbene musulmano, risultava di
impostazione musulmana, ma non integralista.
Oltre ai risultati operativi conseguiti, tale
indagine ha presentato anche profili di rilevanza giudiziaria e sociale, in
quanto è stata riconosciuta la pericolosità reale delle iniziative adottate
dell’indagato, le quali, lungi da esaurire i propri effetti nella “dimensione
virtuale”, sono risultate concretamente rilevanti. Il puntuale intervento della
Procura dei minori e della Polizia di Stato ha consentito di superare la mera
fase accertativa della responsabilità penale del minore, avviando un dedicato
percorso di recupero e deradicalizzazione, reso possibile dallo “scollegamento”
del giovane dalla rete della c.d. “cyber
jihad”. Come noto, infatti, ormai il web assurge a un ruolo fondamentale
quale strumento strategico di propaganda dell’ideologia del Daesh, di
reclutamento di nuovi combattenti, di finanziamento, di scambio di
comunicazioni riservate nella pianificazione degli attentati e di
rivendicazione degli stessi.
Infine, la seconda Operazione, denominata “Lupi
del deserto” si è conclusa nell’arresto
di un cittadino egiziano di 22 anni,
irregolare sul territorio nazionale, per associazione con finalità di
terrorismo internazionale e istigazione e apologia per delitti di terrorismo.
Le indagini, avviate nel 2017 con intercettazioni
telefoniche, ambientali, telematiche e specifici servizi di osservazione e
pedinamento h24. Il giovane arrestato è un appartenente all’ISIS,
indottrinatosi con il materiale di propaganda di DAESH reperito on line. Gli
elementi raccolti hanno evidenziato che il predetto ascoltava in continuazione,
in una sorta di “brain washing”, files audio di Imam radicali e
della rivista “Dabiq” inneggianti all’odio per l’occidente, alla jihad e a
sostegno degli atti di martirio. Dalle intercettazioni telematiche e
accertamenti tecnici svolti dalla Polizia Postale e delle Comunicazioni, è
emerso che il giovane è altresì organico
anche alla macchina della propaganda del sedicente stato islamico. Infatti,
gestiva gruppi e canali chiusi su Telegram, nei quali venivano diffuse le
notizie delle attività dello Stato Islamico, tramite le agenzie mediatiche del Califfato.
In particolare, era in assiduo contatto con
due connazionali, anch’essi radicalizzati, con i quali scambiava video e
audio Jihadisti e inneggianti l’Islam radicale.
Nei loro confronti
il Ministro dell’Interno ha emesso un decreto
di espulsione dal territorio italiano.
Trattandosi di un fenomeno a carattere
transnazionale, sia per la natura internazionale del fenomeno, che per la
stessa connaturata struttura della rete, risulta imprescindibile l’attivazione
efficiente degli strumenti della cooperazione sovranazionale, sia ordinari che
“nuovi”, soprattutto per la condivisione di informazioni che, collegate a
situazioni peculiari interne, riescono ad apportare indiscusso valore aggiunto
alle attività di prevenzione messe in atto dalle diverse forze di polizia
nazionali.
In ambito europeo, il Servizio Polizia Postale e
delle Comunicazioni è il punto di contatto nazionale dell’Internet Referral
Unit (IRU) di Europol, Unità preposta a ricevere dai Paesi Membri le
segnalazioni relative ai contenuti di propaganda jihadista diffusi in rete e di
orientarne l’attività. Lo scambio delle informazioni tra Paesi Membri viene
effettuato attraverso l’utilizzo di specifiche piattaforme tecnologiche, tra
cui Check-the-Web (CTW) e SIRIUS, appositamente create in ambito
IRU a supporto del monitoraggio e delle indagini nell’ambito di terrorismo in
Internet.
Parallelamente all’incremento dell’uso di
strumenti telematici, sono cresciute le aspettative di sicurezza da parte del
cittadino.
La Polizia Postale e delle
Comunicazioni è impegnata, ormai da diversi anni, in campagne di
sensibilizzazione e prevenzione sui rischi e pericoli connessi all’utilizzo
della rete internet, rivolte soprattutto alle giovani generazioni.
Nello specifico si evidenzia la campagna itinerante
della Polizia Postale e delle Comunicazioni “Una Vita da Social”, grazie alla quale sino ad oggi sono stati
incontrati oltre 1 milione e 700 mila studenti, 180.000 genitori,
100.000 insegnanti per un totale di 15.000 Istituti scolastici e 250
città italiane.
Un progetto dinamico,
innovativo e decisamente al passo con i tempi, che si avvicina alle nuove
generazioni evidenziando sia le opportunità del web che i rischi di cadere
nelle tante trappole dei predatori della rete, confezionando un vero e proprio
“manuale d’uso”, finalizzato ad evitare il dilagante fenomeno del cyberbullismo
e tutte quelle forme di uso distorto della rete in generale e dei social
network.
A disposizione degli utenti
è presente la pagina facebook e twitter
di “Una vita da social”, gestita direttamente dalla Polizia Postale e delle
Comunicazioni, dove vengono pubblicati gli appuntamenti, le attività, i
contributi e dove i giovani internauti possono “postare” direttamente le loro impressioni ad ogni appuntamento.
Grande consenso ha riscosso
la campagna #cuoriconnessi, che ha
coinvolto 30.000 studenti, attraverso la proiezione di un docufilm e le
testimonianze dirette dei minori vittime di prevaricazioni, vessazioni e
violenze online.
Inoltre nel corso dell’anno sono stati realizzati
incontri educativi su tutto il territorio nazionale raggiungendo oltre 300
mila studenti e circa 3000 Istituti scolastici per i quali è stata
messa a disposizione anche un’email dedicata:
progettoscuola.poliziapostale@interno.it.
Il portale del Commissariato di P.S.
online è divenuto il punto di riferimento specializzato per chi cerca
informazioni, consigli, suggerimenti di carattere generale, o vuole scaricare
modulistica e presentare denunce.
Uno strumento agevole che
consente al cittadino, da casa, dal posto di lavoro o da qualsiasi luogo si
desideri, di entrare nel portale ed usufruire dei medesimi servizi di
segnalazione, informazione e collaborazione che la Polizia Postale e delle
Comunicazioni quotidianamente ed ininterrottamente offre agli utenti del web.
Di particolare importanza
le denunce e le segnalazioni giunte anche sul sito del Commissariato di P.S.
on-line per i reati di cyberbullismo, perpetrati soprattutto in ambito
scolastico da parte di studenti nei confronti di compagni e perpetrati
attraverso i social media, con atti denigratori e diffamatori nei confronti
delle giovani vittime. Alcune attività sono sfociate nell’emissione da parte
dei Questori di provvedimenti di ammonimento anche al fine di responsabilizzare
minori autori del reato.
Attività del
Commissariato di PS online
Richieste di informazioni evase
|
19.088
|
Segnalazioni ricevute dai cittadini
|
18.722
|
Denunce presentate dagli utenti
|
10.922
|
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