sabato 22 dicembre 2018

associazione per delinquere finalizzata alla truffa

ESEGUITA DAI CARABINIERI del nucleo investigativo DI BOLOGNA
UN’ORDINANZA DI applicazione di misure CAUTELARi PER
associazione per delinquere finalizzata alla truffa E CONCORSO IN TRUFFA AGGRAVATA
I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari (tre arresti domiciliari e un obbligo di dimora) nei confronti di quattro italiani, tre uomini e una donna, indagati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e per concorso in truffa aggravata.
Il provvedimento, firmato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, Dott. Alberto Gamberini, scaturisce dagli esiti di una indagine intrapresa dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna, Sostituto Procuratore Dott.ssa Gabriella Tavano, per risalire agli autori di una truffa milionaria ai danni di una nota multinazionale piemontese specializzata in prodotti dolciari.
La vicenda ha inizio qualche tempo fa, quando l’azienda finita nel mirino della banda ricevette la mail di una società savonese con sede logistica in via Zanardi a Bologna che chiedeva il recapito di un venditore per avviare una trattativa commerciale finalizzata all’ordinazione di prodotti alimentari. Come da prassi, la società piemontese incaricava due funzionari di zona per mettersi in contatto con il cliente, tale “Paoloni Antonello”. Dopo aver rafforzato la fiducia con il venditore, attraverso il pagamento di un carico di crema alla nocciola del valore complessivo di 100.000 euro e avergli mostrato che la società era in attivo di 3.115.964 euro, attraverso un documento che durante la fase investigativa è risultato falso, il cliente aumentava le ordinazioni fino a 500.000 euro. Importo che veniva saldato con l’emissione di alcuni assegni bancari. Dopo qualche giorno, coloro che avevano ricevuto gli assegni, scoprivano che gli stessi erano scoperti. I funzionari della multinazionale chiedevano spiegazioni al cliente che dopo essersi scusato per l’inconveniente, prometteva che avrebbe sistemato le cose in brevissimo tempo: “Tranquilli che sistemo tutto”. Il pagamento non c’è stato e quando i responsabili piemontesi hanno scavato più a fondo cercando l’azienda di via Zanardi si sono accorti che a quell’indirizzo c’era un vecchio capannone chiuso. È stato a quel punto che i funzionari dell’azienda hanno capito di essere stati truffati e si sono rivolti ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna.
Il primo tassello del puzzle che i Carabinieri hanno ricomposto è stato quello di capire chi c’era dietro al capannone di via Zanardi. A maggio 2015, l’immobile era stato affittato a un soggetto da un’agenzia immobiliare che era stata delegata dal proprietario del fondo, un cittadino bolognese. Questi, sentito dai Carabinieri, riferiva che subito dopo la stipula del contratto aveva iniziato ad avere dei problemi nella ricezione delle mensilità, in ritardo nei primi mesi, assenti nei successivi. Una mattina, il proprietario dell’immobile, recandosi sul posto per avere qualche spiegazione in più dall’inquilino, si imbatteva in un cittadino che si lamentava di essere stato truffato dalla società che risiedeva in quel capannone. Non solo, ma la nuova vittima riferiva che anche un distributore situato nelle vicinanze era stato truffato dagli stessi per un importo di circa 8.000 euro a seguito di numerose forniture di gasolio che la società aveva ricevuto per alimentare i veicoli. Il proprietario dell’immobile, resosi conto della gravità dei fatti, dava avvio alla risoluzione dell’atto di affitto per morosità dell’inquilino, tale “Paoloni Antonello”. Nel corso delle indagini, sempre più certosine da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna, è emerso che la società bolognese di via Zanardi aveva assunto, con un annuncio pubblicato sul web, un’impiegata part-time per curare la burocrazia che si stava accumulando, conseguentemente alle tonnellate di crema alla nocciola che venivano recapitate a quell’indirizzo. Abbandonata la sede di via Zanardi, la società riapriva una nuova sede, legale a Roma e logistica in via XXV Aprile a Granarolo Emilia. Questo, per ripartire da zero e truffare nuovi clienti con la solita strategia.
L’iter criminale è stato interrotto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna che hanno smantellato la banda che utilizzava nomi falsi, come “Paoloni Antonello” e consegnato i responsabili all’Autorità Giudiziaria.
I destinatari dei provvedimenti risiedono in provincia di Treviso e Napoli, sebbene uno di essi abbia dimorato per diversi anni in provincia di Bologna.

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