Nel
corso del 2018 il Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni per
l’Emilia Romagna, nell’ambito del contrasto dei crimini informatici, ha
improntato la propria attività operando non soltanto sulla repressione dei
reati: nella consapevolezza delle continue evoluzioni del fenomeno - in una
società in cui le tecnologia ha permeato ogni ambito della vita quotidiana - il
Reparto con sede nel capoluogo felsineo ha deciso di potenziare la sua azione
sul fronte della prevenzione, puntando trasversalmente su formazione e
informazione.
Quest’ottica
ha portato innanzitutto alla sottoscrizione di Protocolli con le aziende cd. “a
rischio”, volti alla condivisione delle informazioni sulle nuove tecniche
utilizzate in materia di attacchi informatici (nel 2018 521 diramati alert): una collaborazione che
consente, dal lato imprenditoriale, di acquisire gli “indici di compromissione”
filtrati dal C.N.A.I.P.I.C. per identificare, in tempo reale, possibili
vulnerabilità dei sistemi informatici; dal lato investigativo, di raccogliere e
monitorare tipologie e dimensioni del fenomeno.
L’accordo
quadro recentemente siglato con Confindustria Emilia ha rappresentato
un’evoluzione in tale ambito: aprendosi alla successiva adesione da parte delle
aziende consociate, consente infatti di allargare il numero delle imprese
interessate in quanto potenziali vittime, sensibilizzandole su una tematica
ancora poco percepita e pertanto sottovalutata. In proposito, esemplificativo
delle dimensioni del fenomeno appare il numero delle transazioni segnalate
relative al finalcial cyber crime: 430 nel solo 2018 (contro le 61 del 2017), a
riprova dell’aumento esponenziale del rischio. Parimenti, la tempestività delle
segnalazioni da parte delle aziende colpite ha consentito a questo Reparto di
recuperare/bloccare circa 1.500.000,00 Euro che sarebbero altrimenti entrati
irrimediabilmente nella disponibilità di sodalizi criminali operanti a livello
transnazionale.
La
collaborazione con enti esterni ha altresì ispirato l’azione del Compartimento
sul piano della tutela delle fasce
deboli (e nello specifico dei minori), giungendo alla sottoscrizione di un
protocollo, unico nel suo genere, con l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna –
Policlinico S. Orsola. Tale convenzione prevede la creazione di un “punto di
ascolto” volto ad “intercettare” il
disagio o il malessere derivante dall’uso inopportuno e/o illecito dei mezzi di
socializzazione da parte di giovani ospiti in un luogo di permanenza quale il
Reparto di Pediatria, rientrando pertanto - e pienamente - nelle prerogative
della Specialità, impegnata in prima linea nella lotta ai rati di
prevaricazione nei confronti dei minori.
In
quest’ambito appare doveroso fare riferimento al fenomeno del cyber bullismo, dove l’attività di
prevenzione ha portato ad un sensibile calo delle fattispecie criminose ad esso
riconducibili: rispetto al 2017 (in cui si erano registrate 33 denunce), nel
2018 sono scese a 2, con una riduzione di oltre il 90%. Particolarmente
eloquente appare il numero delle segnalazioni informali (18) pervenute a questo
Reparto tramite contatti telefonici e/o mail: un dato che comprova innanzitutto
consapevolezza e sensibilità sul tema, maturata anche grazie ad una capillare
opera di formazione/informazione nelle scuole (e non solo), rivolta tanto ai
ragazzi quanto a genitori ed insegnati; allo stesso tempo, testimonia come la
corretta ed immediata gestione, da parte dei personale specializzato, dei casi
rappresentati consenta di impedire derive dannose del fenomeno prima di
attivare il “circuito” giudiziario.
Con
specifico riferimento, infine, alla pedopornografia on line, di esclusiva
competenza di questa specialità, l’attività di prevenzione e di monitoraggio
dei siti web dedicati (saliti a 225 nel 2018 rispetto ai 119 dell’anno
precedente) ha portato all’inserimento nella black list di 42 siti, con un incremento del 40%.
In
crescita i risultati anche sul fronte della attività investigativa vera e
propria, ove nel 2018 si registra un aumento delle persone arrestate (6) e
denunciate all’A.G. (41).
QUALCHE CONSIGLIO IN PILLOLE DA CHI “LAVORA
PER LA SICUREZZA IN RETE”
- Resistere al
“fascino seduttivo” del monitor; non tutto quello
che viene proposto on-line è
corretto, non tutto quello che può essere visto è vero. Accade che vengano
presentate offerte (occasioni imperdibili!) che tali non sono, anzi sono vere e
proprie truffe. Possono proporsi persone con profili accattivanti, ma che non
gli appartengono; dietro quei profili possono celarsi abili truffatori o
persone con interessi morbosi.
Per gli acquisti on-line i più
noti siti di e-commerce offrono
servizi a tutela degli acquirenti (alert, utilizzo di metodi di
pagamento che prevedono la possibilità di annullare l’ordine con recupero delle
somme versate, gestione delle controversie tra utenti ecc.). É quindi più
sicuro privilegiare quelle piattaforme internet, evitando di “contrattare” con
il venditore al di fuori di quei siti; occorre inoltre fare attenzione a
leggere attentamente gli indirizzi internet (URL) sui quali si sta navigando,
per evitare di essere ingannati da loghi e impaginazioni grafiche che appaiono
identici a quelli dei più noti spazi di e-commerce
ma che, in realtà, riconducono a siti appositamente creati per acquisire
credenziali di accesso (userid e password) e truffare gli
internauti.
Ai più giovani va sempre rammentato che non può mai sapersi chi si celi dietro ad un profilo anche
particolarmente accattivante; probabilamente un coetaneo, ma nessuno può
escludere vi sia un adulto con un’insana deriva sessuale.
- Non demonizzare il web:
con le necessarie precauzioni, rimane uno strumento di straordinaria importanza
(specie per i più giovani); abbatte qualsiasi barriera, riduce ogni distanza,
agevola lo studio e la ricerca, consente interazioni sociali che nessun altro
mezzo consente. Proprio perché si tratta di uno strumento potentissimo, deve
essere utilizzato con la necessaria attenzione e prudenza. Navigare “responsabilmente”.
- Pur nella consapevolezza che i principali social network sono
nati proprio con lo spirito di “condividere” informazioni, l’evoluzione dei
modelli comportamentali insegna come sia buona norma immettere dati od immagini personali in rete con grandissima prudenza.
Fotografie od informazioni intime, ma anche solo confidenze o giudizi, una
volta in rete escono dalla disponibilità di chi li ha immessi e ben
difficilmente potranno essere recuperati. Per lo stesso motivo anche l’invio di
dati od immagini personali (specie se a sfondo sessuale) ad altre persone
rappresenta un rischio elevatissimo che se ne possa perdere il controllo e che
divengano “virali” in rete.
- Provvedere puntualmente agli
aggiornamenti dei sistemi operativi e degli antivirus, installando le patch
di sicurezza dei software che periodicamente vengono rese
disponibili dai produttori, realizzare backup frequenti dei contenuti
importanti (meglio se calendarizzati con procedure automatiche) ed isolandoli
successivamente dalla rete per evitare che tali copie di sicurezza vengano
“infettate” da malware ma, soprattutto, non affidarsi ciecamente alla
tecnologia ed utilizzare, anche in rete, la prudenza
(la “diffidenza”) che si adotta nella vita reale, soprattutto quando ci si
relaziona con persone sconosciute.
- Chi rimane vittima di un reato deve denunciare sempre l’accaduto; il
comprensibile pudore nel riferire particolari intimi o nell’ammettere di
essersi comportati ingenuamente non deve prevalere sul legittimo diritto ad
essere tutelati ed a veder perseguito l’autore di comportamenti illegali. Il
personale della Polizia di Stato è tenuto per legge al massimo riserbo ed è anche
preparato all’ascolto di vicende “intime” ed in grado di prestare assistenza
adeguata.
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