domenica 30 dicembre 2018

QUALCHE DATO RELATIVO ALL’EMILIA ROMAGNA


Nel corso del 2018 il Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni per l’Emilia Romagna, nell’ambito del contrasto dei crimini informatici, ha improntato la propria attività operando non soltanto sulla repressione dei reati: nella consapevolezza delle continue evoluzioni del fenomeno - in una società in cui le tecnologia ha permeato ogni ambito della vita quotidiana - il Reparto con sede nel capoluogo felsineo ha deciso di potenziare la sua azione sul fronte della prevenzione, puntando trasversalmente su formazione e informazione.
Quest’ottica ha portato innanzitutto alla sottoscrizione di Protocolli con le aziende cd. “a rischio”, volti alla condivisione delle informazioni sulle nuove tecniche utilizzate in materia di attacchi informatici (nel 2018 521 diramati alert): una collaborazione che consente, dal lato imprenditoriale, di acquisire gli “indici di compromissione” filtrati dal C.N.A.I.P.I.C. per identificare, in tempo reale, possibili vulnerabilità dei sistemi informatici; dal lato investigativo, di raccogliere e monitorare tipologie e dimensioni del fenomeno.
L’accordo quadro recentemente siglato con Confindustria Emilia ha rappresentato un’evoluzione in tale ambito: aprendosi alla successiva adesione da parte delle aziende consociate, consente infatti di allargare il numero delle imprese interessate in quanto potenziali vittime, sensibilizzandole su una tematica ancora poco percepita e pertanto sottovalutata. In proposito, esemplificativo delle dimensioni del fenomeno appare il numero delle transazioni segnalate relative al finalcial cyber crime:  430 nel solo 2018 (contro le 61 del 2017), a riprova dell’aumento esponenziale del rischio. Parimenti, la tempestività delle segnalazioni da parte delle aziende colpite ha consentito a questo Reparto di recuperare/bloccare circa 1.500.000,00 Euro che sarebbero altrimenti entrati irrimediabilmente nella disponibilità di sodalizi criminali operanti a livello transnazionale.  

La collaborazione con enti esterni ha altresì ispirato l’azione del Compartimento sul piano della tutela delle fasce deboli (e nello specifico dei minori), giungendo alla sottoscrizione di un protocollo, unico nel suo genere, con l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna – Policlinico S. Orsola. Tale convenzione prevede la creazione di un “punto di ascolto” volto ad “intercettare” il disagio o il malessere derivante dall’uso inopportuno e/o illecito dei mezzi di socializzazione da parte di giovani ospiti in un luogo di permanenza quale il Reparto di Pediatria, rientrando pertanto - e pienamente - nelle prerogative della Specialità, impegnata in prima linea nella lotta ai rati di prevaricazione nei confronti dei minori.
In quest’ambito appare doveroso fare riferimento al fenomeno del cyber bullismo, dove l’attività di prevenzione ha portato ad un sensibile calo delle fattispecie criminose ad esso riconducibili: rispetto al 2017 (in cui si erano registrate 33 denunce), nel 2018 sono scese a 2, con una riduzione di oltre il 90%. Particolarmente eloquente appare il numero delle segnalazioni informali (18) pervenute a questo Reparto tramite contatti telefonici e/o mail: un dato che comprova innanzitutto consapevolezza e sensibilità sul tema, maturata anche grazie ad una capillare opera di formazione/informazione nelle scuole (e non solo), rivolta tanto ai ragazzi quanto a genitori ed insegnati; allo stesso tempo, testimonia come la corretta ed immediata gestione, da parte dei personale specializzato, dei casi rappresentati consenta di impedire derive dannose del fenomeno prima di attivare il “circuito” giudiziario.
Con specifico riferimento, infine, alla pedopornografia on line, di esclusiva competenza di questa specialità, l’attività di prevenzione e di monitoraggio dei siti web dedicati (saliti a 225 nel 2018 rispetto ai 119 dell’anno precedente) ha portato all’inserimento nella black list di 42 siti, con un incremento del 40%.
In crescita i risultati anche sul fronte della attività investigativa vera e propria, ove nel 2018 si registra un aumento delle persone arrestate (6) e denunciate all’A.G. (41).

QUALCHE CONSIGLIO IN PILLOLE DA CHI “LAVORA PER LA SICUREZZA IN RETE”

- Resistere al “fascino seduttivo” del monitor; non tutto quello che viene proposto on-line è corretto, non tutto quello che può essere visto è vero. Accade che vengano presentate offerte (occasioni imperdibili!) che tali non sono, anzi sono vere e proprie truffe. Possono proporsi persone con profili accattivanti, ma che non gli appartengono; dietro quei profili possono celarsi abili truffatori o persone con interessi morbosi.
Per gli acquisti on-line i più noti siti di e-commerce offrono servizi a tutela degli acquirenti (alert, utilizzo di metodi di pagamento che prevedono la possibilità di annullare l’ordine con recupero delle somme versate, gestione delle controversie tra utenti ecc.). É quindi più sicuro privilegiare quelle piattaforme internet, evitando di “contrattare” con il venditore al di fuori di quei siti; occorre inoltre fare attenzione a leggere attentamente gli indirizzi internet (URL) sui quali si sta navigando, per evitare di essere ingannati da loghi e impaginazioni grafiche che appaiono identici a quelli dei più noti spazi di e-commerce ma che, in realtà, riconducono a siti appositamente creati per acquisire credenziali di accesso (userid e password) e truffare gli internauti.
Ai più giovani va sempre rammentato che non può mai sapersi chi si celi dietro ad un profilo anche particolarmente accattivante; probabilamente un coetaneo, ma nessuno può escludere vi sia un adulto con un’insana deriva sessuale.

- Non demonizzare il web: con le necessarie precauzioni, rimane uno strumento di straordinaria importanza (specie per i più giovani); abbatte qualsiasi barriera, riduce ogni distanza, agevola lo studio e la ricerca, consente interazioni sociali che nessun altro mezzo consente. Proprio perché si tratta di uno strumento potentissimo, deve essere utilizzato con la necessaria attenzione e prudenza. Navigare “responsabilmente”.

- Pur nella consapevolezza che i principali social network sono nati proprio con lo spirito di “condividere” informazioni, l’evoluzione dei modelli comportamentali insegna come sia buona norma immettere dati od immagini personali in rete con grandissima prudenza. Fotografie od informazioni intime, ma anche solo confidenze o giudizi, una volta in rete escono dalla disponibilità di chi li ha immessi e ben difficilmente potranno essere recuperati. Per lo stesso motivo anche l’invio di dati od immagini personali (specie se a sfondo sessuale) ad altre persone rappresenta un rischio elevatissimo che se ne possa perdere il controllo e che divengano “virali” in rete.

- Provvedere puntualmente agli aggiornamenti dei sistemi operativi e degli antivirus, installando le patch di sicurezza dei software che periodicamente vengono rese disponibili dai produttori, realizzare backup frequenti dei contenuti importanti (meglio se calendarizzati con procedure automatiche) ed isolandoli successivamente dalla rete per evitare che tali copie di sicurezza vengano “infettate” da malware ma, soprattutto, non affidarsi ciecamente alla tecnologia ed utilizzare, anche in rete, la prudenza (la “diffidenza”) che si adotta nella vita reale, soprattutto quando ci si relaziona con persone sconosciute.

- Chi rimane vittima di un reato deve denunciare sempre l’accaduto; il comprensibile pudore nel riferire particolari intimi o nell’ammettere di essersi comportati ingenuamente non deve prevalere sul legittimo diritto ad essere tutelati ed a veder perseguito l’autore di comportamenti illegali. Il personale della Polizia di Stato è tenuto per legge al massimo riserbo ed è anche preparato all’ascolto di vicende “intime” ed in grado di prestare assistenza adeguata.

- La sicurezza in rete non è un problema solo del singolo, ma ha riflessi sulla collettività e va presa con grande attenzione. La “leggerezza” con cui sovente si approccia il tema della sicurezza informatica personale rappresenta, infatti, terreno fertile per coloro che, sfruttando le vulnerabilità dei dispositivi ed approfittando della libera disponibilità di punti di accesso alla rete internet privi di sistemi di accreditamento, acquisiscono arbitrariamente non solo i dati della vittima ma anche di tutti quelli a cui la stessa è in qualche modo collegata, potendo peraltro prendere il totale controllo del device ed utilizzarlo per commettere azioni digitali illecite.

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