mercoledì 19 dicembre 2018

OPERAZIONE “PIZZA TAX FREE”

GUARDIA  DI  FINANZA  BOLOGNA:  OPERAZIONE  “PIZZA  TAX  FREE” DENUNCIATE  CINQUE  PERSONE  PER  BANCAROTTA  FRAUDOLENTA E SEQUESTRATI  BENI  IMMOBILI  E  QUOTE  DI  SOCIETA’  CHE GESTISCONO  UNA NOTA PIZZERIA DEL  CENTRO  STORICO. I  militari  della  Guardia  di  Finanza  di  Bologna  hanno  eseguito,  su  disposizione  del  Sostituto Procuratore  della  Repubblica  dott.sa  Antonella  Scandellari,  un  provvedimento  di  sequestro preventivo  di  beni  immobili  e  quote  societarie  del  valore  di  circa  due  milioni  e  mezzo  di  euro nonché  una  serie  di  perquisizioni  –  nelle  province  di  Bologna,  Rimini,  Padova,  Rovigo, Livorno  e  Salerno  –  nei  confronti  di  cinque  soggetti,  a  vario  titolo  coinvolti  nel  fallimento  di alcune  società  che  gestivano  tra  l’altro  una  nota  pizzeria  ubicata  nel  centro  storico  felsineo, in  quanto  ritenuti  responsabili  dei  reati  di  bancarotta  fraudolenta  e  sottrazione  fraudolenta  al pagamento  delle  imposte. Sequestrati  in  particolare  8  tra  appartamenti  e  locali  commerciali  ubicati  nei  comuni  di Bologna,  Casalecchio  di  Reno  (BO),  Riccione  (RN)  nonché  l’intero  capitale  sociale  di  tre società  aventi sede  nel  capoluogo  di regione.     L’attività  di  servizio  trae  origine  dall’approfondimento  da  parte  delle  Fiamme  Gialle  del Nucleo  di  Polizia  Economico  Finanziaria  di  Bologna  delle  vicende  relative  al  fallimento  di una  delle  imprese  alternatesi  nella  gestione  della  citata  pizzeria.  Grazie  all’esame  della documentazione  contabile  e  alla  ricostruzione  dei  passaggi societari  si è  riusciti  a  disvelare l’esistenza  di  un  vero  e  proprio  meccanismo  di  “bancarotte  a  catena”  posto  in  essere  dai principali  indagati  che  vedeva  gli  stessi,  con  cadenza  periodica  e  dopo  aver  accumulato ingenti  debiti  nei  confronti  dell’Erario,  trasferire  la  gestione  dell’esercizio  commerciale  a nuove  imprese  costituite  ad  hoc,  evitando  così  di onorare  i conti con  lo  Stato. Dopo  circa  4/5  anni  di  gestione,  infatti,  prima  che  l’accertamento  tributario  potesse assumere  i  caratteri  di  esecutività,  l’attività  di  ristorazione  veniva  trasferita  –  attraverso  la simulazione  di  formali  atti  di  cessione  e  di  affitto  d’azienda  –  in  favore  di  nuove  società sempre  riconducibili  ai  principali  indagati  rimanendo,  di  fatto,  sempre  nella  disponibilità  di quest’ultimi. Le  società  coinvolte,  quindi,  ormai  spogliate  del  proprio  attivo  e  ancora  piene  dei  debiti  verso il  fisco  venivano  intestate  a  prestanome  nullatenenti  e/o  irreperibili  e  trasferite  di  sede  presso indirizzi  in  cui le  stesse  non  risultavano  presenti e,  di conseguenza,  avviate  inevitabilmente al  fallimento.

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