venerdì 9 settembre 2022

11 indagati anche sindacalisti

 In data odierna l’Ufficio del pubblico Ministero dott. Antonio GUSTAPANE, ha  trasmesso all’Ufficio Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Bologna, la richiesta di rinvio a giudizio per 11 indagati (6 di cui quattro rappresentanti sindacali della sigla SI COBAS e gli altri interessati alla gestione di un consorzio di cooperative operanti in tutta Italia) che, a vario titolo, sono ritenuti responsabili di dall’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati di corruzione tra privati, estorsione, false fatturazione, false dichiarazioni sociali, la violazione della legge n.ro 300 del 1970 che regola i rapporti di lavoro tra società e rappresentanti sindacali; sono stati pure interessati dalle investigazioni anche alcuni rappresentanti legali di società che si sarebbero prestati ad emettere fatture relative a operazioni commerciali inesistenti.

L’attività investigativa ha avuto inizio dall’esito positivo di un’altra indagine condotta sempre dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di San Giovanni in Persiceto, al termine della quale venivano eseguiti quattro provvedimenti cautelari personali e reali per circa 650.000 €; le misure cautelari venivano disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Bologna per estorsione continuata e la violazione reiterata delle norme sulla legislazione del lavoro. In pratica, grazie alla collaborazione di una delle persone colpite da quel provvedimento, emergeva che gli operai, tutti pakistani, alle sue dipendenze a fronte del pagamento dello stipendio, erano costretti a restituire oltre il 60 % di quanto percepito. Il datore di lavoro, che sfruttava gli operai con orari estremamente pesanti, era a sua volta obbligato ad effettuare delle dazioni di denaro ad alcuni rappresentanti sindacali appartenenti alla sigla sindacale SI COBAS che, in cambio, avrebbero garantito la pace sindacale.
Le indagini effettuate dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di San Giovanni in Persiceto sono durate per diversi mesi, si sono sviluppate non solo attraverso le attività investigative tradizionali, ma soprattutto in una costante e difficile opera degli operatori finalizzata a rompere quel muro di omertà presente tra gli imprenditori del settore della logistica che, intimoriti dalle possibili ritorsioni, hanno impiegato del tempo per fidarsi di coloro che stavano tentando di aiutarli. Il loro contributo è stato altamente determinante. D’altro canto i tempi strettissimi della logistica obbligavano i diversi imprenditori ad assecondare le richieste più disparate che venivano loro rivolte dal sindacato SI COBAS, fortemente rappresentato e presente nel settore, per non subire danni incalcolabili per il blocco delle attività attraverso le agitazioni sindacali organizzate per costringere gli impresari a cedere alle richieste avanzate dai sindacati.
Attraverso numerose verifiche effettuate anche con l’acquisizione di una copiosa mole di dichiarazioni e di documenti, si è delineato un quadro investigativo assai chiaro che ha sviluppato attraverso l’attento coordinamento della Procura della Repubblica.
In pratica quattro, tra dirigenti e funzionari dei SI COBAS, erano beneficiari di denari, benefit, utilità e servizi indebitamente dovuti, da parte di alcune società compiacenti che attraverso la loro opera si garantivano gli appalti nel settore della logistica presso numerose società operanti soprattutto nella zona dell’Interporto di Bologna e CAAB. In taluni casi è stato anche accertato che qualche sindacalista aveva anche ottenuto l’assunzione da parte di queste ultime percependo lo stipendio nonostante fosse permanentemente occupato nell’attività di rappresentanza sindacale. A questo riguardo è stata contestata la violazione della legge 300/1970 che prevede la garanzia del mantenimento del posto di lavoro solo per i fini pensionistici per coloro che ricoprono cariche elettive all’interno della rappresentanza sindacale, senza però il pagamento della retribuzione mensile. In pratica i quattro assicuravano la pace sindacale, qualora queste avessero garantito l’esternalizzazione dei servizi di alcune attività logistiche alle società compiacenti, poi accertate essere appartenenti ad un unico gruppo economico. In caso negativo i sindacalisti, attraverso gli iscritti, ponevano in essere delle proteste adducendo motivazioni irrisorie e/o prive di fondamento, costringendo le società in questione ad affidare gli appalti alle cooperative compiacenti, piuttosto che subire danni incalcolabili per il blocco delle attività. Gli episodi contestati iniziarono dal 2018 sino al 2021 ed hanno interessato 5 società della provincia di Bologna ed operanti anche in campo internazionale.
Nel periodo in esame sono state accertate dazioni indebite di denaro sotto varie forme per 150.000 € circa e l’utilizzo gratuito da parte dei sindacalisti di dieci autovetture noleggiate ed anche di grossa cilindrata.

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