GUARDIA DI FINANZA
E ARMA DEI CARABINIERI ESEGUONO ORDINANZA DI APPLICAZIONE DI MISURE CAUTELARI
REALI
Ieri, 9 settembre 2021, il Comando per la Tutela del Patrimonio
Culturale (TPC) dell’Arma dei Carabinieri – Nucleo TPC di Bologna - e il Nucleo
di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bologna hanno
eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal G.I.P. del
Tribunale felsineo - Dott. Gianluca PETRAGNANI GELOSI, consistente nel sequestro
preventivo impeditivo di circa 500 opere
ritenute contraffatte dell’artista Francis
Bacon e nel sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro, beni
e altre utilità del valore di oltre 3
milioni di euro.
I provvedimenti sono stati emessi a carico di 5 delle 7 persone indagate, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata a consumare una serie
indeterminata di delitti contro
l’integrità delle opere d’arte (contemplati dal “Codice dei beni culturali e del paesaggio” di cui al D. Lgs. n. 42
del 2004, art. 178 e, segnatamente, detenzione per il commercio, autenticazione
e messa in circolazione di opere d’arte false) e contro il patrimonio (truffa
e autoriciclaggio, di cui rispettivamente agli artt. 640 e 648-ter, comma 1, c.p.).
L’attività congiunta, coordinata dalla Procura della
Repubblica di Bologna nelle persone dei Sostituti Procuratori - Dott. Antonio
GUSTAPANE e Dott.ssa Elena CARUSO - trae origine da una convergenza
investigativa nelle attività effettuate dalle due Forze di polizia, che aveva
portato:
-
l’Arma dei Carabinieri a sequestrare, a
maggio 2018 nell’ambito dell’operazione “PALOMA”, numerose opere d’arte contemporanea
false in possesso di un soggetto già gravato da specifici precedenti penali e
di polizia, tra le quali 2 disegni a firma di Francis Bacon, uno degli artisti più
celebri del XX secolo, appartenenti a una collezione di dubbia autenticità e
asseritamente ricevuti direttamente dall’artista da uno degli attuali indagati;
-
la Guardia di Finanza ad analizzare le
movimentazioni finanziarie con l’estero riconducibili al medesimo soggetto, risultate
incompatibili con le sue fonti lecite di reddito, approfondendo alcune
segnalazioni per operazioni sospette nel frattempo pervenute dagli intermediari
finanziari.
I successivi sviluppi investigativi hanno richiesto, tra
l’altro, l’esecuzione di complesse
indagini tecniche volte a circostanziare la non autenticità delle opere e ulteriori approfondimenti di natura
finanziaria, anche mediante l’attivazione dei canali internazionali di collaborazione giudiziaria al fine di
tracciare la destinazione dei fondi derivanti dalle ingenti truffe perpetrate.
Ciò ha consentito di sequestrare a Bologna e Treviso, tra i mesi di marzo e
maggio 2020, ulteriori 13 opere, oltre alle 2 già sequestrate nella prima fase
dell’indagine, attribuite allo stesso artista.
Dalla meticolosa ricostruzione dei flussi finanziari
derivanti dalle vendite fraudolente è emerso come il sodalizio, nell’intento di
ostacolare l’identificazione della provenienza illecita delle somme, si
servisse di una società con sede nel Regno
Unito ove venivano convogliate e reimpiegate le provviste per poi
redistribuirle, una volta “ripulite”, ai vari indagati (direttamente o
attraverso imprese nazionali ed estere con sede in Spagna e Polonia).
Contestualmente, i complessi
accertamenti tecnici disposti dall’A.G. sulle opere in sequestro
permettevano di determinare la loro non autenticità e di conseguenza la falsità
anche delle oltre 500 facenti parte dell’intera collezione italiana.
L’obiettivo del gruppo individuato sarebbe consistito nell’accreditare
tali disegni nel mercato dell’arte attraverso prestigiose esposizioni nazionali
e internazionali, cataloghi, siti internet,
fondazioni e società di diritto estero, così da accrescerne la “quotazione” per
poi rivenderli, di conseguenza in maniera fraudolenta e a caro prezzo, a ignari
acquirenti.
Emblematiche le considerazioni del G.I.P., il quale ha
ritenuto sussistente un “arsenale di fraudolenze predisposto ad arte”, tra cui
l’attribuzione delle opere esposte a un corpus
unitario derivante da un lascito del
Maestro.
Le indagini hanno così condotto al sequestro “impeditivo” dell’intera collezione di opere d’arte e al sequestro “preventivo” finalizzato alla
confisca - sia diretta per 1,8 milioni
di euro circa, quale profitto del reato di truffa, sia “per equivalente” - di denaro, beni e altre utilità sino al valore
di 1,4 milioni di euro circa, quale
profitto del reato di autoriciclaggio.
L’esecuzione del provvedimento ha richiesto l’impiego di
oltre 60 militari della Guardia di
Finanza e dei Carabinieri del Comando TPC che hanno operato, congiuntamente e
in stretta sinergia, tra le province di Bologna,
Padova, Milano e Treviso.
L’operazione testimonia l’efficacia della
convergenza investigativa specialistica messa in campo da Guardia di Finanza e
Arma dei Carabinieri, sotto la direzione della Autorità Giudiziaria citata.
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