33 DENUNCIATI DAL NOE DI BOLOGNA –
PERQUISIZIONI E SEQUESTRI IN TUTTA ITALIA.
I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico
di Bologna, coordinati dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e coadiuvati
dai NOE territorialmente competenti, hanno dato esecuzione - in numerose
province del territorio nazionale - a 33 perquisizioni delegate dalla Procura
della Repubblica di Bologna – D.D.A., nei confronti di altrettante sedi
aziendali e relativi legali rappresentanti di società operanti a vario titolo
nel settore dei rifiuti, al fine di reperire ulteriori indizi atti a
documentare una rilevante attività organizzata finalizzata al traffico illecito
di rifiuti plastici dall’Italia verso la Cina.
A seguito di una stretta collaborazione
con l’Agenzia delle Dogane di Parma che segnalava talune anomalie, nel corso
dei mesi di febbraio e marzo 2018 il NOE di Bologna procedeva a svolgere dei
mirati accertamenti nei riguardi delle società parmigiane STARPLASTICK s.r.l. e
GHIRARDI s.r.l. relativamente ad operazioni transfrontaliere finalizzate
all’esportazione di rifiuti plastici verso la Cina Popolare, che consentivano
di constatare come le predette - sprovviste della prevista licenza di
esportazione rilasciata dall’amministrazione generale cinese per la
“supervisione della qualità, ispezione e quarantena (A.Q.S.I.Q.)” - si erano affidate
ad un intermediario bolognese - ECOLSUN
COMMERCIALE s.r.l., riconducibile alla cittadina cinese SUN Yuefen - che era in
possesso della citata autorizzazione, indispensabile all’esportazione in Cina e
determinante ai fini della corretta qualificazione del rifiuto, delle sue
caratteristiche e quindi dell’adeguato eventuale reimpiego e riciclo.
Nel corso delle indagini è emerso che la
citata ECOLSUN, grazie alla propria autorizzazione all’esportazione, pur non
qualificandosi mai come detentore di rifiuto e quindi senza mai avere contezza
della sua qualità, ha favorito tra il 2016 ed il 2017 ingenti esportazioni di
rifiuti plastici di ogni genere provenienti da impianti italiani e diretti ad
aziende cinesi verosimilmente dedite ad attività di recupero, sul conto delle
quali tuttavia sono spesso mancati i previsti riscontri sull’effettivo impianto
di destinazione, con inevitabile perdita della tracciabilità del rifiuto e
quindi della sua reale entità e corretto reimpiego.
Le condotte illecite descritte hanno
così portato alla contestazione dei reati ex art. 259 c.1 del d.lgs 152/2006
(traffico illecito di rifiuti) e del più grave reato ex art. 452 quaterdecies c.p. (attività organizzata per il traffico
illecito di rifiuti),
certificando l’esportazione di circa 10.000
tonnellate di rifiuti plastici per un fatturato complessivo di oltre 2.800.000 euro.
L’attività, tra le prime nel suo genere,
riveste una particolare rilevanza nel settore atteso che proprio il bando della
Cina verso l’importazione di numerose tipologie di rifiuti, in particolare
plastici (la sola Cina assorbiva circa il 70% della plastica mondiale) avviato
nel 2018 e successivamente ripreso anche da numerose nazioni asiatiche, ha
comportato una evidente crisi di settore, soprattutto per i Paesi dell’Unione
Europea che ne sono stati per anni i maggiori esportatori, provocando la
formazione di stoccaggi fuori norma con il conseguente aumento, da parte di
operatori senza scrupoli, di fenomeni di illecito smaltimento mediante
operazioni transfrontaliere irregolari, abbondono di rifiuti in aree e
capannoni in disuso, nonché – nei casi più gravi – ricorrendo all’incendio dei
rifiuti stoccati presso gli impianti di gestione.
Ad esito delle perquisizioni svolte dai
Carabinieri del NOE è stata acquisita numerosa documentazione - posta a disposizione della Procura della
Repubblica/DDA di Bologna - che verrà ora analizzata allo scopo anche di
ricostruire quantitativi e tipologie di rifiuti oggetto del traffico illecito.
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