martedì 19 ottobre 2021

Reclutavano ragazze albanesi

POLIZIA DI STATO: PROSTITUZIONE, SGOMINATA BANDA CHE RECLUTAVA GIOVANISSIME DONNE IN ALBANIA.

ESEGUITE 11 MISURE CAUTELARI PERSONALI PER I REATI DI TENTATO SEQUESTRO DI PERSONA IN CONCORSO, SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE AGGRAVATO AI DANNI DI PIU’ PERSONE, VIOLENZA SESSUALE, ATTI PERSECUTORI E MINACCE AGGRAVATE, TRE APPARTAMENTI IN PIENO CENTRO CITTADINO SOTTOPOSTI A SEQUESTRO PREVENTIVO. LE INDAGINI , COORDINATE DALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI BOLOGNA, SONO DUTRATE OLTRE UN ANNO.

 

Bologna: il 6 novembre 2020, nell’ambito di un’attività coordinata dalla  Procura della Repubblica di Bologna - nella persona del Sostituto Procuratore dott. Tommaso Pierini - gli agenti della Squadra Mobile, con l’ausilio di personale della Polizia di frontiera aerea dello scalo felsineo, procedevano al fermo di indiziato di delitto nei confronti di un cittadino albanese, indagato per il tentato sequestro di persona in concorso, nonché per il reclutamento e lo sfruttamento della prostituzione aggravati, ai danni di una giovanissima ragazza albanese.

L’indagine originava la notte del 2 ottobre 2020, allorquando equipaggi della Polizia di Stato intervenivano presso il parcheggio retrostante al motel “La Pioppa”, sito a Bologna in via Marco Emilio Lepido, al fine di soccorrere una giovanissima prostituta vittima di aggressione.

La ragione dell’azione criminosa perpetrata era rinvenibile nel tentativo della vittima di allontanarsi definitivamente dal suo sfruttatore.             

Con il coordinamento della Procura della Repubblica venivano, immediatamente, avviate approfondite indagini volte all’esatta identificazione delle persone sospettate.

 L’attività info-investigativa svelava un’attività delinquenziale, dedita al reclutamento ed allo sfruttamento della prostituzione di giovanissime ragazze albanesi.

Sulla scorta delle indagini si giungeva, d’intesa con la locale Procura della Repubblica, al fermo di indiziato di delitto per uno dei rei. I poliziotti della Squadra Mobile e della Polizia Aeroportuale, infatti, avendo sentore che il principale sospettato dell’indagine stesse per lasciare il paese, provvedevano ad arrestarlo mentre era seduto a bordo di un volo di linea diretto alla volta di Tirana (Albania), ed in possesso di 7.285,00 euro ritenuti proventi illeciti dell’attività criminale.

Al contempo le indagini proseguivano alla ricerca degli ulteriori responsabili, e nei mesi successivi, si riuscivano ad identificare le quattro ragazze sfruttate, nonché i complici del tentato sequestro di persona e del favoreggiamento illecito delle stesse.

In particolare, si riusciva ad appurare che il tentativo di sequestro di persona teso ai danni della giovane prostituita venne ideato e attuato da tre soggetti, di cui due albanesi ed uno italiano.

Il lavoro svolto consentiva all’Autorità giudiziaria bolognese, di acquisire i necessari elementi di prova per poter emettere: la custodia cautelare in carcere nei confronti di un cittadino albanese rimasto libero; gli arresti domiciliari per un cittadino italiano complice dell’agguato; e l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per un terzo cittadino italiano, titolare del citato contratto di locazione di un appartamento adibito quale luogo di appuntamenti.

Le misure cautelari venivano eseguite lo scorso 3 febbraio con perquisizioni personali e domiciliari; con provvedimenti di sequestro di telefoni cellulari in uso agli indagati, nonché di denaro contante pari a 10.500 euro, sospetto profitto illecito dell’attività criminosa.

Successivamente le indagini proseguivano anche con operazioni di intercettazione telefonica delle utenze in uso agli indagati, con l’acquisizione documentale delle intricate vicende contrattuali e matrimoniali in cui erano coinvolti i sospettati e la loro corretta individuazione.

E’ emersa in particolare la posizione di due fratelli Albanesi responsabili del reato di sfruttamento della prostituzione ai danni di varie ragazze Albanesi , costrette a prostituirsi in strada sulla via Emilia, Anzola dell’Emilia e Valsamoggia, o all’interno di alcuni appartamenti siti in zona San Felice. I proventi dell’attività di prostituzione dovevano essere versati interamente nelle mani dei due fratelli Albanesi. Questi ultimi godevano altresì del rilevante ausilio di una rete di cittadini Italiani destinatari di misura cautelare che favorivano la prostituzione delle giovani ragazze Albanesi con matrimoni simulati con le stesse, consentendo loro in tal modo di ottenere il permesso di soggiorno, stipulando altresì contratti di locazione di appartamenti dove le ragazze si prostituivano ed accompagnando le ragazze ogni giorno sulle strade ove si davano al meretricio.   

Sono stati sottoposti a provvedimento di sequestro preventivo gli appartamenti siti in zona San Felice ove si svolgeva la prostituzione.

 

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