POLIZIA
DI STATO: PROSTITUZIONE, SGOMINATA BANDA CHE RECLUTAVA GIOVANISSIME DONNE IN
ALBANIA.
ESEGUITE
11 MISURE CAUTELARI PERSONALI PER I REATI DI TENTATO SEQUESTRO DI PERSONA IN
CONCORSO, SFRUTTAMENTO DELLA PROSTITUZIONE AGGRAVATO AI DANNI DI PIU’ PERSONE,
VIOLENZA SESSUALE, ATTI PERSECUTORI E MINACCE AGGRAVATE, TRE APPARTAMENTI IN
PIENO CENTRO CITTADINO SOTTOPOSTI A SEQUESTRO PREVENTIVO. LE INDAGINI ,
COORDINATE DALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI BOLOGNA, SONO DUTRATE OLTRE UN
ANNO.
Bologna:
il 6 novembre 2020, nell’ambito di un’attività coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna - nella
persona del Sostituto Procuratore dott. Tommaso Pierini - gli agenti della
Squadra Mobile, con l’ausilio di personale della Polizia di frontiera aerea
dello scalo felsineo, procedevano al fermo di indiziato di delitto nei
confronti di un cittadino albanese, indagato per il tentato sequestro di
persona in concorso, nonché per il reclutamento e lo sfruttamento della
prostituzione aggravati, ai danni di una giovanissima ragazza albanese.
L’indagine
originava la notte del 2 ottobre 2020, allorquando equipaggi della Polizia di
Stato intervenivano presso il parcheggio retrostante al motel “La Pioppa”, sito
a Bologna in via Marco Emilio Lepido, al fine di soccorrere una giovanissima
prostituta vittima di aggressione.
La
ragione dell’azione criminosa perpetrata era rinvenibile nel tentativo della
vittima di allontanarsi definitivamente dal suo sfruttatore.
Con
il coordinamento della Procura della Repubblica venivano, immediatamente,
avviate approfondite indagini volte all’esatta identificazione delle persone
sospettate.
L’attività info-investigativa svelava
un’attività delinquenziale, dedita al reclutamento ed allo sfruttamento della
prostituzione di giovanissime ragazze albanesi.
Sulla
scorta delle indagini si giungeva, d’intesa con la locale Procura della
Repubblica, al fermo di indiziato di delitto per uno dei rei. I poliziotti
della Squadra Mobile e della Polizia Aeroportuale, infatti, avendo sentore che
il principale sospettato dell’indagine stesse per lasciare il paese, provvedevano
ad arrestarlo mentre era seduto a bordo di un volo di linea diretto alla volta
di Tirana (Albania), ed in possesso di 7.285,00 euro ritenuti proventi illeciti
dell’attività criminale.
Al
contempo le indagini proseguivano alla ricerca degli ulteriori responsabili, e nei
mesi successivi, si riuscivano ad identificare le quattro ragazze sfruttate, nonché
i complici del tentato sequestro di persona e del favoreggiamento illecito delle
stesse.
In
particolare, si riusciva ad appurare che il tentativo di sequestro di persona
teso ai danni della giovane prostituita venne ideato e attuato da tre soggetti,
di cui due albanesi ed uno italiano.
Il
lavoro svolto consentiva all’Autorità giudiziaria bolognese, di acquisire i
necessari elementi di prova per poter emettere: la custodia cautelare in
carcere nei confronti di un cittadino albanese rimasto libero; gli arresti
domiciliari per un cittadino italiano complice dell’agguato; e l’obbligo di
presentazione alla polizia giudiziaria per un terzo cittadino italiano,
titolare del citato contratto di locazione di un appartamento adibito quale
luogo di appuntamenti.
Le
misure cautelari venivano eseguite lo scorso 3 febbraio con perquisizioni
personali e domiciliari; con provvedimenti di sequestro di telefoni cellulari
in uso agli indagati, nonché di denaro contante pari a 10.500 euro, sospetto profitto
illecito dell’attività criminosa.
Successivamente
le indagini proseguivano anche con operazioni di intercettazione telefonica
delle utenze in uso agli indagati, con l’acquisizione documentale delle
intricate vicende contrattuali e matrimoniali in cui erano coinvolti i
sospettati e la loro corretta individuazione.
E’
emersa in particolare la posizione di due fratelli Albanesi responsabili del
reato di sfruttamento della prostituzione ai danni di varie ragazze Albanesi ,
costrette a prostituirsi in strada sulla via Emilia, Anzola dell’Emilia e
Valsamoggia, o all’interno di alcuni appartamenti siti in zona San Felice. I
proventi dell’attività di prostituzione dovevano essere versati interamente
nelle mani dei due fratelli Albanesi. Questi ultimi godevano altresì del
rilevante ausilio di una rete di cittadini Italiani destinatari di misura cautelare
che favorivano la prostituzione delle giovani ragazze Albanesi con matrimoni
simulati con le stesse, consentendo loro in tal modo di ottenere il permesso di
soggiorno, stipulando altresì contratti di locazione di appartamenti dove le
ragazze si prostituivano ed accompagnando le ragazze ogni giorno sulle strade
ove si davano al meretricio.
Sono
stati sottoposti a provvedimento di sequestro preventivo gli appartamenti siti
in zona San Felice ove si svolgeva la prostituzione.
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