Controlli dei Carabinieri Forestali in tutta la regione nelle coltivazioni
di “Cannabis sativa” della filiera
agroindustriale.
Gli
accertamenti si sono svolti con la collaborazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna, con il quale è
stato stipulato uno specifico Protocollo operativo.
Bologna 23/12/2021 - Il Comandante della Regione Carabinieri
Forestale Emilia Romagna Generale B. Fabrizio Mari e il Direttore Generale dell'Istituto
Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna
Dott. Piero Frazzi, hanno
siglato un Protocollo d'intesa finalizzato al contrasto della coltivazione
illegale della cannabis nel territorio
regionale.
Infatti, il fenomeno della produzione e vendita di cannabis
light è in forte aumento e molte coltivazioni con finalità produttive di cannabis
avvengono utilizzando varietà genetiche non certificate oppure coltivazioni
per replicazioni agamiche che rientrano nel Testo unico sulle sostanze
stupefacenti (DPR 309/90). Con tale monitoraggio si intende anche validare
ulteriori strumenti e procedure atte a verificare la conformità delle
coltivazioni su base genetica, nonché studi sull'utilizzo di cannabinoidi
secondari.
In base a
tale Protocollo operativo i Carabinieri Forestali, ai quali la legge 2 dicembre
2016 n. 242 affida specificatamente i compiti di controllo, hanno avviato una
campagna di controlli in tutto il territorio regionale presso aziende agricole
coltivatrici della canapa ad uso industriale, mediante prelievi di campioni di
piante eseguiti dagli stessi militari con la metodologia prevista dal
Regolamento UE n. 639/2014 che sono stati successivamente conferiti
all’Istituto Zooprofilattico al fine dell’identificazione e quantificazione
tramite analisi di laboratorio del contenuto di THC (Tetraidrocannabinolo), uno dei principali principi attivi della Cannabis sativa L.
L'Istituto Zooprofilattico di
Bologna si è inoltre impegnato a dare indicazioni al personale dell'Arma dei
Carabinieri sulle modalità di campionamento e sulle procedure da seguire per il
prelievo, il confezionamento, il trasporto e la conservazione dei campioni.
Conoscere il contenuto di THC
nella canapa è estremamente importante. La citata legge n. 242/2016 consente
infatti la coltivazione, senza autorizzazione ed
in deroga alla normativa sugli stupefacenti, della Cannabis sativa solo di
varietà a basso contenuto di THC e solo per le finalità espressamente previste
dalla legge, vale a dire: alimenti e cosmetici
prodotti esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori;
semilavorati, quali fibra, canapulo, polveri, cippato, oli o carburanti, per forniture
alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello
energetico; materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti
utili per la bioedilizia; materiale finalizzato alla fitodepurazione per la
bonifica di siti inquinati; coltivazioni dedicate alle attività didattiche e
dimostrative nonché di ricerca da parte di istituti pubblici o privati;
coltivazioni destinate al florovivaismo. Possono essere oggetto di coltivazione
a tal scopo le varietà di canapa comprese nel Catalogo comune delle varietà
delle specie di piante agricole pubblicato ogni anno ai sensi dell’art. 17
della Direttiva 2002/253/CE.
Importante che all’esito
delle analisi, il contenuto complessivo di THC della coltivazione non risulti
superiore allo 0,2% al fine di far rientrare la canapa oggetto di coltivazione
nell’ambito agroindustriale. Qualora il contenuto complessivo di tale sostanza
risulti compreso tra lo 0,2% e lo 0,6%, nessuna responsabilità è posta a carico
dell'agricoltore a condizione che abbia rispettato le prescrizioni di legge.
Fermo restando quest’ultimo requisito, la norma riconosce il fattore
accidentale che può determinare un contenuto di THC superiore allo 0,6% ma, nel
caso, la coltivazione deve essere distrutta a seguito di provvedimento
dell’Autorità Giudiziaria poiché potenzialmente idonea a produrre stupefacente.
Di particolare interesse sono i risultati
dell’attività di monitoraggio e controllo svolta dai vari Reparti dei
Carabinieri Forestali negli scorsi mesi di agosto, settembre ed ottobre in 14
aziende dislocate su tutto il territorio regionale dedite alla coltivazione
della canapa. I militari hanno ispezionato le particelle occupate da tali
coltivazioni, effettuando verifiche documentali ed eseguendo i campionamenti con
il prelievo delle infiorescenze delle piante e alla successiva consegna dei
campioni all’Istituto Zooprofilattico di Bologna. I risultati delle analisi
hanno permesso di accertare nella maggior parte dei campioni un contenuto di
THC inferiore allo 0,2 %; in 6 casi si è
riscontrato un valore compreso tra lo 0,2% e lo 0,6% in linea con i limiti
imposti dalla predetta normativa. In un solo caso il contenuto di
Tetraidrocannabinolo ha superato lievemente lo 0,6%, ma sempre all’interno del range di tolleranza. In tale ultima fattispecie
i militari accertatori hanno comunque informato l’Autorità giudiziaria, nel
rispetto di quanto previsto dalla legge.
Da segnalare l’attività condotta dai
Carabinieri Forestali nel reggiano, dove hanno proceduto al sequestro
probatorio di circa 30 Kg di infiorescenze di Cannabis sativa L. di diverse varietà ad una azienda agricola
dedita alla coltivazione e lavorazione della canapa, avendo accertato che la
lavorazione per la vendita delle infiorescenze essiccate prodotte dall’azienda,
non rispettava i dettami imposti dalla normativa in materia di tracciabilità
non risultando il destinatario dei lavorati, requisito ritenuto indispensabile
dalla normativa per la commercializzazione del prodotto lavorato configurando
una detenzione illecita di infiorescenze.
In definitiva l’attività
scaturita dalla collaborazione tra la specialità dell’Arma dei Carabinieri e
l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale si è rivelata molto utile per avere un
primo riscontro sulla legittimità delle coltivazioni di canapa ad uso
agro-industriale nella regione Emilia Romagna, offrendo in tal modo uno
strumento di maggiore tutela a quei coltivatori che hanno deciso di
riconvertire la loro produzione puntando su colture a basso impatto ambientale
come la Cannabis sativa.
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