giovedì 10 maggio 2018
OPERAZIONE FOREIGN FIGHTERS
All’esito di articolate indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia
della Procura di Brescia, i finanzieri del Servizio Centrale Investigazione
Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) di Roma e del Nucleo di polizia
economico-finanziaria di Brescia della Guardia di Finanza hanno eseguito
dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Giudice delle
Indagini Preliminari, nei confronti di altrettanti soggetti di origine siriana
facenti parte di un’associazione a delinquere aggravata, a carattere
transnazionale (Svezia, Turchia ed Ungheria), dedita ai reati di riciclaggio,
autoriclaggio, abusiva attività di prestazione di servizi di pagamento. Sono
state, altresì, individuate condotte relative al finanziamento di gruppi
terroristici di matrice islamica.
Le indagini della Guardia di Finanza, avviate nel 2015, hanno preso spunto
da una preliminare attività di analisi sui flussi finanziari intercorsi attraverso il
circuito dei money transfer con i c.d. Paesi “a rischio”, poste in essere anche
da soggetti segnalati dal C.A.S.A. – Comitato Analisi Strategica
Antiterrorismo quali foreign fighters, stanzia
canale non convenzionale “Hawala” - organizzata in maniera stabile
attraverso numerosi “contatti” presenti nei Paesi interessati alle
movimentazioni.
Il vorticoso flusso di denaro riconducibile alle movimentazioni “Hawala”,
registrato nel corso delle indagini come superiore ai 2.000.000 di euro, veniva
utilizzato anche per l’effettuazione di attività di riciclaggio oltreché per il
finanziamento di gruppi terroristici vicini alla organizzazione “Al-Nusra”. In
effetti in alcune conversazioni telefoniche intercettate, sono emerse
circostanze relative alla presenza di “uomini” dell’organizzazione nelle zone
“calde” della Siria per l’effettuazione dei richiesti trasferimenti di denaro a
favore di ribelli antigovernativi contigui ad ambienti terroristici.
Personaggio di spicco dell’organizzazione è risultato DAADOUE Anwar alias
“Abou Murad”, stanziato in Svezia nella città di Norrköping, il quale, come
emerso anche nell’ambito di una specifica attività rogatoriale attivata con il
Regno di Svezia, gestiva l’attività di trasferimento - al di fuori del sistema
bancario - di ingenti somme di denaro contante. DAADOUE Anwar era
coadiuvato in questa attività da CHDID Subhi detto “Abou Alì” - domiciliato in
Turchia - unitamente al fratello CHADID Hamoud e ad ABOU DAHER
Abdulrahman.
Ulteriori movimentazioni di denaro erano inoltre realizzate anche da un
diverso gruppo criminale facente capo al cittadino siriano BAZZKA Salmo
alias “Abou Mahmoud”, stanziato in Ungheria, con la collaborazione di
BAZKKA Alaa, HAKIM Ahmed e HAIDARA Rabi, in contatto con la
precedente consorteria criminale per il tramite di SAID AHMAD Mouayad
alias “Abou Hamze”, uomo di fiducia di CHDID Subhi ed in contatto con vari
personaggi in Siria tra cui il fratello impegnato personalmente nel conflitto
civile.
In tale contesto investigativo, il Servizio Centrale I.C.O. ha inoltre avviato
un’operazione speciale “sotto copertura”, in collaborazione con i Servizi di
Sicurezza nazionali (AISI), che ha permesso di avvicinare un importante
membro dell’organizzazione criminale, CHADDAD AYOUB, acquisendone la
fiducia e consentendo di impossessarsi di importanti notizie relative al suo
ruolo di deputato, per conto dell’organizzazione investigata, alla raccolta del
denaro ed alla sua “movimentazione”” per le attività di finanziamento al
terrorismo internazionale, provando anche i suoi trascorsi di foreign fighter ed
i suoi collegamenti con combattenti attualmente impegnati nel conflitto siriano
tra le schiere di fazioni islamiste antigovernative. Un contributo determinante
è stato fornito dall’A.I.S.I. (Agenzia di Informazioni sulla Sicurezza Interna),
che ha permesso di comprendere a fondo le metodologie utilizzate dagli
indagati per effettuare i trasferimenti di danaro a beneficio delle fazioni
terroristiche cui risultavano legati.
In sintesi, era stata creata una consolidata rete di money transfer illegali,
attraverso i quali veniva garantito un canale sicuro per il riciclaggio del
danaro, derivante da diverse attività illecite, in diversi Paesi dell’Unione
Europea ed extraeuropei, nonché per raccogliere fondi destinati ad
alimentare organizzazioni terroristiche operanti in Medio Oriente.
L’operazione, di conseguenza, ha di fatto disarticolato un’organizzazione
criminale di matrice siriana che si era radicata in Italia, ma godeva di
ramificazioni diversi Paesi, in grado di creare uno stabile reticolo di
connivenze idoneo ad assicurare la capacità di garantire lo spostamento di
ingenti importi in contanti, completamente al di fuori dei canali legali, che
sono soggetti alla vigilanza antiriciclaggio. Poiché tra i promotori ed
organizzatori di tale rete illecita di Hawaladar erano infiltrati personaggi
organici ad associazioni di matrice terroristica siriana, il sistema
inevitabilmente è stato utilizzato anche per il trasferimento di danaro
finalizzato a sostentare e finanziare tali organizzazioni, come emerso dalle
indagini grazie anche alla sempre più fattiva collaborazione tra Guardia di
Finanza ed Organismi d’Intelligence, proprio nello specifico settore del
contrasto alle attività di finanziamento al terrorismo.
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