A
conclusione dell’indagine, condotta dai Carabinieri di Vado e dagli
altri reparti dipendenti dalla Compagnia Carabinieri di Vergato, sono
state denunciate 234 persone, per lo più extracomunitari, perché
ritenuti responsabili di falsità ideologica commessa dal privato in
atti pubblici, indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato,
favoreggiamento alla permanenza nello Stato Italiano dello straniero
clandestino, utilizzo di documenti contraffatti necessari per il
rilascio/ rinnovo del permesso di soggiorno.
L’indagine
ha avuto spunto da un’attività informativa e ha permesso di individuare
un cittadino italiano che svolgendo l’attività di “consulente
sindacale” per il disbrigo di pratiche attinenti rapporti col
Fisco e con l’INPS, aveva, in alcuni casi con la connivenza di suoi
clienti, comunicato fraudolentemente, a mezzo di sistemi informatici,
l’avvenuta instaurazione di numerosi rapporti di lavoro subordinati, di
fatto mai venuti ad esistere. Il sistema utilizzato e la condotta posta
in essere si è rilevata di disarmante semplicità e nel contempo subdola e
di non facile individuazione perché messa in atto, da remoto,
utilizzando canali di comunicazione informatica. Come è noto, l’Istituto
Nazionale di Previdenza Sociale, nell’ambito dei progetti di
facilitazione e trasparenza dei rapporti con l’utenza, dal 2011 ha
predisposto e attuato una piattaforma informatizzata con la quale
concede la possibilità ad ogni cittadino di poter ottenere le
credenziali di autenticazioni informatiche e un PIN (Personal Identification Number) col quale,
senza presentarsi presso gli sportelli, può accedere ai servizi
offerti, avanzare richieste o effettuare comunicazioni obbligatorie o
non; tra queste vi è anche la possibilità, in qualità di datore di
lavoro, di denunciare/dichiarare l’assunzione di lavoratori dipendenti
per l’attivazione della posizione contributiva ed altro. E’ proprio
sfruttando indebitamente l’innovativa e vantaggiosa piattaforma messa a
disposizione dall’INPS che gli autori dei reati accertati hanno operato.
Il principale indagato, al fine di trattare le pratiche di molti dei
suoi clienti, ha avuto da loro il codice PIN e utilizzandolo
fraudolentemente ha formalizzato le assunzioni[1]
di centinaia di soggetti (quali collaboratori domestici/badanti), in
maggioranza stranieri, in alcuni casi con la complicità del fittizio
datore di lavoro, nella stragrande maggioranza comunicando l’assunzione
dei lavoratori a carico di soggetti ignari. La messa in scena dei
contratti di lavori, poi, non era fine a se stessa, ma era fatta a scopo
di:
- consentire
ai soggetti extracomunitari di poter ottenere il rilascio o il rinnovo
del permesso/carta di soggiorno, ovvero domandare l’ottenimento della
cittadinanza;
- richiedere e ottenere un’ingiusta indennità di disoccupazione a cittadini italiani o extracomunitari;
- documentare
fraudolentemente il possesso dei requisiti necessari per ottenere dei
prestiti finanziari presto istituti di credito.
L’utilizzo
dei finti contratti di lavoro, quindi, ha indotto in errore alcuni
uffici della Questura, che hanno rilasciato o rinnovato permessi/carta
di soggiorno a soggetti che altrimenti non avrebbero riunito i
requisiti, come lo stesso INPS che è stato tratto in inganno laddove ha
erogato, per più soggetti, l’indennità di disoccupazione per un ammontare di circa 500.000,00 Euro. Situazioni già singolarmente segnalate per la risoluzione ad entrambe le Amministrazioni.
Si
è appurato, infine, che il principale indagato intascava, da ogni finto
lavoratore, fino a circa 1.000,00 Euro, e i 15 falsi datori di lavoro
conniventi, qualche centinaia di Euro.
Si
è potuto accertare tali anomalie, spie di irregolari assunzione, solo
con accertamenti diretti, e ciò ha permesso agli indagati di passare
inosservati, nelle loro illegali condotte, ai sistemi informatici
dell’Istituto di previdenza.
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