L’attività
è stata svolta con l’ausilio di altri reparti dell’Arma dei
Carabinieri, il NAS e NIL di Bologna e del personale civile
dell’Ispettorato del Lavoro e dell’Azienda Unità Sanitaria Locale di
Bologna e Imola. Tra le aziende tessili ispezionate nella Provincia di
Bologna, alcune sono state sanzionate perché non erano in regola con la
normativa.
A Mordano,
i Carabinieri della Compagnia di Imola hanno denunciato il titolare di
una ditta perché aveva “assunto” sei dipendenti su sette in “nero”.
L’uomo, quarantunenne cinese, è stato anche sanzionato per un importo di
oltre 20.000 euro a seguito di una serie di illeciti amministrativi.
Tra San Pietro in Casale, Crevalcore, Pieve di Cento e San Matteo della Decima,
i Carabinieri della Compagnia di San Giovanni in Persiceto hanno
ispezionato quattro laboratori e tre titolari cinesi, di età compresa
tra i quarantaquattro e i quarantanove anni, sono finiti nei guai per
una serie di anomalie riscontrate durante il servizio. La situazione di
maggiore criticità è stata rilevata a San Matteo della Decima, dove sono
stati messi i sigilli allo stabile di un magazzino i cui operai cinesi
lavoravano per conto di un marchio di moda italiano. La chiusura dello
stabile è scattata a seguito dell’assenza dei requisiti di sicurezza
logistici, come l’impianto elettrico che mostrava diverse anomalie
pericolose per l’incolumità dei lavoratori cinesi. Tra questi, ve ne
erano alcuni assunti in “nero”.
A Calderara di Reno,
infine, i Carabinieri della Compagnia di Bologna Borgo Panigale, oltre
al supporto dei funzionari civili dell’Ispettorato del Lavoro e a quello
della AUSL, sono stati coadiuvati anche dalla Polizia Municipale e dai
tecnici comunali. Durante l’ispezione di una ditta sono stati
identificati cinquantotto lavoratori, quasi tutti cinesi, a parte cinque
pakistani. Tra questi, un operaio cinese era stato assunto pur essendo
irregolare sul territorio italiano e per questo motivo, il titolare
dell’azienda, cinquantaseienne cinese, oltre ad essere pesantemente
sanzionato per le irregolarità riscontrate, è stato anche denunciato
all’Autorità Giudiziaria. L’azienda veniva gestita con metodi arcaici e
gli operai erano stati privati di qualsiasi diritto, come il riposo
settimanale e la dignità di lavorare in un ambiente decoroso. Sono state
rilevate anche delle violazioni edilizie perché alcune stanze erano
state trasformate in camere, così da sfruttare meglio la manodopera, a
discapito delle condizioni di salute, precarie e a rischio di diffusione
di malattie, specie quelle infettive.
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