L'attività
investigativa svolta ha avuto origine in data 13 marzo 2016 quando, presso la
Stazione Carabinieri di Bondeno (FE) si presentava una coppia del luogo per denunciare
il danneggiamento della propria autovettura mediante il taglio dei pneumatici.
Inizialmente
i denuncianti non aggiungevano alcun dettaglio in ordine al contesto nel quale
l'episodio andava inquadrato ma, durante la loro permanenza presso gli uffici,
la moglie attirava l'attenzione di un Carabiniere a causa di un pianto
improvviso.
Il
militare avvicinava la donna allo scopo di comprendere il motivo delle sue
lacrime, riscontrando uno stato di profonda
inquietudine che pervadeva la coppia a causa di numerose minacce pervenute
loro da creditori del loro figlio che, a loro dire, aveva contratto ingenti
debiti con spacciatori di droga. La donna riferiva di temere per la propria
stessa vita, asserendo di aver ricevuto minacce in tale senso.
A
causa del comportamento violento e minaccioso del figlio tossicomane, la coppia
si vedeva costretta a richiedere l’intervento dei Carabinieri di Bondeno (FE) in
ben quattro occasioni tra il 17 e il 20 marzo 2016. Nel corso di tutti gli
interventi i militari apprendevano ulteriori particolari circa la situazione
creatasi a seguito delle pressioni e delle minacce di cui erano vittime i
coniugi: emergeva il "trattenimento"
della carta di circolazione della loro autovettura in uso al figlio da parte di
alcuni spacciatori, che restituivano il documento solo dopo il saldo del debito
da parte del padre.
Le
indagini immediatamente avviate in aderenza a un Decreto emesso dalla Procura
della Repubblica presso il Tribunale di Ferrara in data 25 marzo 2016, hanno
consentito, dapprima, di fare luce sull'episodio estorsivo denunciato dalla
coppia e, successivamente, di svelare una fitta ed organizzata rete di spaccio
di sostanze stupefacenti[1].
Pertanto, le indagini – coordinate dalla Direzione Distrettuale
Antimafia di Bologna diretta dal Procuratore della Repubblica felsinea Dott.
Giuseppe AMATO - si sono orientate in tale direzione, indentificando il
cittadino marocchino JARMOUNI Mohamed come il fornitore di cocaina destinata ai
referenti del gruppo operanti in Bondeno (FE).
Risalendo poi la struttura
organizzativa - di “tipo piramidale” e caratterizzata
da una spiccata propensione alla violenza - capeggiata dal citato JARMOUNI Mohamed
emergeva la cogestione paritaria degli affari illeciti con nr. 5 cittadini
albanesi (DERVISHI Defrim, DERVISHI
Enver, DERVISHI IHaxhi, DERVISHI Besnik e ALUSHKU Klodian), operanti tra le
province di Pisa e Firenze, che curavano l'approvvigionamento di cospicui
quantitativi di cocaina dall'Olanda, servendosi di una rete di corrieri, tra i
quali IVZIKU Olsi, e immettevano la droga sui mercati emiliano-romagnoli (province di Ferrara, Bologna, Modena e Parma, dove i marocchini
svolgono attività lavorativa di braccianti agricoli) e sino ad arrivare
alla Toscana (dove gli albanesi sono
radicati con attività nel settore dell’edilizia) quale terminale finale per
il rifornimento della province di Pisa, Firenze e Lucca, in particolare lo “sballo della Versilia”.
ALUSHKU
Klodian (operante nella provincia di
Firenze) avvalendosi di altri due connazionali (FILI Sphetim e CANI Shkelzen), pur gestendo una rete distributiva
autonoma, evidenziava contatti rilevanti con il gruppo DERVISHI, al quale era legato
sotto il profilo dell'approvvigionamento.
I numerosi contatti e le
frequentazioni intrattenute dagli indagati, hanno dimostrato la comune
appartenenza degli stessi ad un articolato ed omogeneo contesto criminale “gerarchizzato” determinato a dominare il
mercato della cocaina nelle aree geografiche in cui agivano le diverse
propaggini, massimizzando, in tal modo, i margini di guadagno.
Gli episodi illeciti emersi hanno dimostrato
che gli indagati hanno preso parte, con intento e prospettiva di stabilità e
secondo modalità ricorrenti, ad una serie di illecite transazioni, ciascuno con
ruolo predefinito, ma tutti indirizzati dalla mente del sodalizio, l'indiscusso
capo JARMOUNI Mohamed. È lui, infatti, che reggeva le fila dei “suoi”, conducendo personalmente le trattative
per gli acquisti con il gruppo degli albanesi che facevano capo ai DERVISHI, ma anche impartendo precise istruzioni
sul da farsi nelle singole operazioni illecite e disponendo dei concorrenti
quali sottoposti, chiamati a intervenire singolarmente o in raccordo, secondo
prestabilite modalità e relative all'utilizzo dei veicoli, all'occultamento
dello stupefacente e alla gestione del danaro.
Il
rapporto tra JARMOUNI Mohammed e il gruppo albanese è risultato talmente
consolidato che DERVISHI Defrim, era disposto a concedere sconti sul prezzo
della sostanza e proponeva, allo stesso JARMOUNI Mohammed di recarsi autonomamente
presso il depositario. Reciprocamente JARMOUNI Mohammed forniva indicazioni e
garanzie sull'affidabilità delle persone a cui cedeva sistematicamente lo
stupefacente, in modo tale da garantire un flusso finanziario stabile.
I
numerosi contatti e le frequentazioni intrattenute dagli indagati, altro non facevano
che dimostrare la comune appartenenza degli stessi ad un articolato ed omogeneo
contesto criminale determinato ad egemonizzare il mercato della cocaina nelle
aree geografiche in cui agiscono le diverse propaggini, massimizzando, in tal
modo, i margini di guadagno.
Basti
pensare al basso costo d'acquisto su ogni chilogrammo reperito, che si aggirava
al di sotto di 35.000 curo, quando sulle comuni "piazze" si parlava di cifre che oscillavano dagli 80 a 120 Euro
al grammo. Tenendo conto del contenuto medio di principio attivo nelle singole
dosi sequestrate, da un chilogrammo di cocaina se ne possono ricavare - se molto ben “tagliata” - quattro chili
e mezzo che, venduta a 80 euro al grammo, equivalgono a 360 mila curo. Questo
dato, da solo, rende l'idea della cospicuità dei margini di lucro che
l'attività illecita offre.
I soggetti arrestati sono tutti
regolari sul territorio nazionale e residenti/domicilianti nelle zone dove
hanno commesso i reati. Alcuni di loro sono nulla facenti.
Durante l’intera attività di
investigativa sono stati compiuti diversi sequestri di sostanze stupefacenti,
per un totale di 7 chilogrammi di cocaina.
Nel corso delle perquisizioni di
questa mattina sono stati recuperati complessivamente Euro 28.000,00 in
contanti.
Sono stati impiegati nr. 140
militari, nr. 3 unità cinofile e nr. 1 elicottero.
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