ESEGUITA DAI CARABINIERI del nucleo investigativo DI BOLOGNA 
UN’ORDINANZA DI applicazione di misure CAUTELARi PER 
associazione per delinquere finalizzata alla truffa E CONCORSO IN TRUFFA AGGRAVATA 
I
 Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna hanno eseguito 
un’ordinanza di applicazione di misure cautelari (tre arresti 
domiciliari e un obbligo di dimora) nei confronti di quattro italiani, 
tre uomini e una donna, indagati per associazione per delinquere finalizzata alla truffa e per concorso in truffa aggravata. 
Il provvedimento, firmato dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Bologna, Dott. Alberto Gamberini, scaturisce dagli esiti di una indagine intrapresa dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Bologna, Sostituto Procuratore Dott.ssa Gabriella Tavano, per
 risalire agli autori di una truffa milionaria ai danni di una nota 
multinazionale piemontese specializzata in prodotti dolciari. 
La
 vicenda ha inizio qualche tempo fa, quando l’azienda finita nel mirino 
della banda ricevette la mail di una società savonese con sede logistica
 in via Zanardi a Bologna che chiedeva il recapito di un venditore per 
avviare una trattativa commerciale finalizzata all’ordinazione di 
prodotti alimentari. Come da prassi, la società piemontese incaricava 
due funzionari di zona per mettersi in contatto con il cliente, tale 
“Paoloni Antonello”. Dopo aver rafforzato la fiducia con il venditore, 
attraverso il pagamento di un carico di crema alla nocciola del valore 
complessivo di 100.000 euro e avergli mostrato che la società era in 
attivo di 3.115.964 euro, attraverso un documento che durante la fase 
investigativa è risultato falso, il cliente aumentava le ordinazioni 
fino a 500.000 euro. Importo che veniva saldato con l’emissione di 
alcuni assegni bancari. Dopo qualche giorno, coloro che avevano ricevuto
 gli assegni, scoprivano che gli stessi erano scoperti. I funzionari 
della multinazionale chiedevano spiegazioni al cliente che dopo essersi 
scusato per l’inconveniente, prometteva che avrebbe sistemato le cose in
 brevissimo tempo: “Tranquilli che sistemo tutto”. Il pagamento 
non c’è stato e quando i responsabili piemontesi hanno scavato più a 
fondo cercando l’azienda di via Zanardi si sono accorti che a 
quell’indirizzo c’era un vecchio capannone chiuso. È stato a quel punto 
che i funzionari dell’azienda hanno capito di essere stati truffati e si
 sono rivolti ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna. 
Il
 primo tassello del puzzle che i Carabinieri hanno ricomposto è stato 
quello di capire chi c’era dietro al capannone di via Zanardi. A maggio 
2015, l’immobile era stato affittato a un soggetto da un’agenzia 
immobiliare che era stata delegata dal proprietario del fondo, un 
cittadino bolognese. Questi, sentito dai Carabinieri, riferiva che 
subito dopo la stipula del contratto aveva iniziato ad avere dei 
problemi nella ricezione delle mensilità, in ritardo nei primi mesi, 
assenti nei successivi. Una mattina, il proprietario dell’immobile, 
recandosi sul posto per avere qualche spiegazione in più dall’inquilino,
 si imbatteva in un cittadino che si lamentava di essere stato truffato 
dalla società che risiedeva in quel capannone. Non solo, ma la nuova 
vittima riferiva che anche un distributore situato nelle vicinanze era 
stato truffato dagli stessi per un importo di circa 8.000 euro a seguito
 di numerose forniture di gasolio che la società aveva ricevuto per 
alimentare i veicoli. Il proprietario dell’immobile, resosi conto della 
gravità dei fatti, dava avvio alla risoluzione dell’atto di affitto per 
morosità dell’inquilino, tale “Paoloni Antonello”. Nel corso delle 
indagini, sempre più certosine da parte dei Carabinieri del Nucleo 
Investigativo di Bologna, è emerso che la società bolognese di via 
Zanardi aveva assunto, con un annuncio pubblicato sul web, un’impiegata 
part-time per curare la burocrazia che si stava accumulando, 
conseguentemente alle tonnellate di crema alla nocciola che venivano 
recapitate a quell’indirizzo. Abbandonata la sede di via Zanardi, la 
società riapriva una nuova sede, legale a Roma e logistica in via XXV 
Aprile a Granarolo Emilia. Questo, per ripartire da zero e truffare 
nuovi clienti con la solita strategia.
L’iter
 criminale è stato interrotto dai Carabinieri del Nucleo Investigativo 
di Bologna che hanno smantellato la banda che utilizzava nomi falsi, 
come “Paoloni Antonello” e consegnato i responsabili all’Autorità 
Giudiziaria. 
I
 destinatari dei provvedimenti risiedono in provincia di Treviso e 
Napoli, sebbene uno di essi abbia dimorato per diversi anni in provincia
 di Bologna.

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